IBM potenzia il suo portafoglio di soluzioni storage

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IBM ha lanciato una nuova famiglia di appliance “all-Flash” IBM FlashSystem e annunciato il potenziamento del suo portafoglio di soluzioni storage, che aiuterà un maggior numero di aziende ad accedere in modo più rapido alle informazioni critiche per il business. 

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IBM ha dunque aggiunto  il supporto per i drive da 4 TB ai suoi sistemi di storage avanzati Storwize V7000 e XIV ottenendo così il 33% di capacità in più a parità di spazio, e nuove funzionalità in XIV che consentono di spostare dinamicamente grandi volumi di dati tra i sistemi, attraverso il cloud, senza deteriorare le prestazioni.

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La nuvola in aiuto al business le aziende liguri ora ci credono

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IL CLOUD computing, nuvola informatica gonfia di potenzialità, può aiutare a crescere anche il tessuto produttivo ligure, variegato e fatto in gran parte di imprese piccole e piccolissime. Può farlo e lo fa, qualcosa si sta muovendo nei rapporti tra piccole imprese liguri e tecnologia.

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 Lo dimostra la ricerca di NetConsulting sul "sentiment" delle imprese nei confronti delle soluzioni innovative realizzabili attraverso il cloud presentata ieri sera da Annamaria Di Ruscio, partner e direttore generale di NetConsulting, alla Camera di Commercio, all’interno del forum organizzato dall’inserto economico Affari & Finanza di Repubblica e da Microsoft, moderatori Luigi Gia, caporedattore di Affari & Finanza, e Franco Monteverde, caporedattore dell’edizione genovese di Repubblica. Il cloud computing permette agli utenti collegati a un cloud provider di utilizzare software remoti non direttamente installati sul proprio computer e di salvare dati su memorie di massa on-line predisposte dal provider. Si tratta di un modello flessibile ed economico di fornitura di servizi Ict reso possibile dall’accesso online a massicce risorse informatiche condivise.

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Il cloud? Un importante fattore di sviluppo per le imprese italiane

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Il Cloud? Un’opzione che inizia a essere al centro di attente valutazioni e investimenti da parte delle aziende italiane. E’ questo quanto emerge dal Computing Summit, evento coordinato e promosso daIIR che ha visto la partecipazione di numerosi operatori del settore, sia vendor che service provider.

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Per molti CIO è evidente che il cloud possa rappresentare un’opportunità, sia per razionalizzare dal punto di vista di Total Cost of Ownership tutta una serie di risorse applicative e il sottostante stack tecnologico, sia per immaginare un IT in grado di dare un reale supporto in termini di business. Quest’ultimo punto riguarda soprattutto aziende che hanno una presenza globale. Ne sono un esempioStevanato Group, azienda veneta che produce packaging e macchinari per il settore farmaceutico, eFracarro,  società leader nei sistemi audio-video-dati che opera in tutti e 5 i continenti attraverso le sue consociate commerciali e produttive. Uno scenario, quello emerso nel corso del Summit, che lascia intravedere una crescita del mercato cloud nel suo complesso con prospettive di una più ampia affermazione nel medio e lungo periodo. La logica che presiede l’investimento del cloud è innanzitutto data dalla flessibilità che il cloud può garantire in termini di time to market, esigenza che vede soprattutto in prima linea aziende che si muovono su mercati globali e sono attente alle opportunità di epansione.

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La Cina, il supercomputer e la “talpa” americana

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Ormai è chiaro a tutti. Questa è l’era del Big Data. E la Cina ne è protagonista. Mentre l’attenzione generale è ancora puntata allo scandalo Nsa e alla “talpa” Edward Snowden, la Cina mette a segno un altro colpo vincente ai danni degli Usa. Una corsa alla tecnologia in cui però ingombrante è lo zampino del comparto militare.

 

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Il supercomputer più veloce del mondo è realtà. Si chiama Tianhe e la lista semestrale che classifica i grandi elaboratori di tutto il mondo, Top500, scrive il South China Morning Post di Hong Kong, lo ha messo al vertice di tutti i macchinari della sua specie. Sviluppato dall’Università Nazionale di Tecnologia della Difesa di Changsha, nella Cina centrale, è in grado di effettuare oltre 33mila trilioni di calcoli. Quasi il doppio di quello che fino a ieri era considerato il supercomputer più potente sulla faccia della Terra, il Titan del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Appena cinque anni fa, scrive Quentin Hardy sul blog Bits del New York Times, una macchina in grado di eseguire un migliaio di operazioni era considerata da record. Così, da qualche anno è in corso una vera e propria corsa al supercomputer tra le principali potenze mondiali dell’hi-tech: Cina, Usa e Giappone. 

L’acronimo Hpc (high-performance computing) è sempre più legato a doppio filo con tutto quanto riguarda elaborazioni informatiche complesse come modelli meteorologici, simulazioni di esplosioni nucleari e progettazione di aerei. E Pechino si conferma in testa alla gara. Già tre anni fa infatti la Cina era riuscita ad assemblare il Tianhe-1A, diretto predecessore del Tianhe-2. Ma per gli sviluppatori la classifica non conta. “Produciamo supercomputer con l’intento fondamentale di promuovere una forza trainante verso la costruzione di un Paese orientato all’innovazione e soluzioni per le scienze che riguardano lo sviluppo futuro degli esseri umani”, ha spiegato Li Nan, portavoce del progetto Tianhe-2 all’agenzia di stampa cinese Xinhua.

 

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HP aiuta i progetti sui Big Data

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Si parla molto di Big Data risvegliando l’interesse delle aziende, anche se in Italia si è ancora in una fase perlopiù esplorativa. Non così all’estero, almeno secondo quanto riferiscono daHP.

 

 

 

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I responsabili della società statunitense citano la ricerca  ‘Big Data and Cloud’, di Coleman Parkes Research del maggio 2013, in base alla quale quasi il 60% delle aziende intende destinare almeno il 10% dei propri budget per l’innovazione a progetti Big Data.

Peraltro, l’indagine ha anche rilevato che più di un’impresa su tre ha fallito la propria iniziativa Big Data. Per questo, HP ha rinnovato portafoglio di servizi e soluzioni per favorire la riuscita dell’implementazione di tali iniziative e per consentire alle aziende di gestire i dati in continua crescita in termini di volume, varietà, velocità e vulnerabilità. Le complessità implicite nei Big Data necessiterebbero, in altre parole, di soluzioni più sofisticate, a cominciare da HAVEn, una piattaforma specifica per processi di business analytics che fa leva sul software di analisi, sull’hardware e sui servizi di HP per creare soluzioni e applicazioni analitiche di prossima generazione predisposte per gli ambienti Big Data.

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Big Data e consumismo tecnologico

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Dicono che per dare valore all’IT si debba innanzitutto avere la capacità di contestualizzare l’offerta rispetto all’ambiente in cui si dovrebbero introdurre tecnologie e soluzioni. Guardando al mercato italiano, e riconoscendo che esso è in gran parte costituito da piccole e medie imprese, come si dovrebbe declinare il fenomeno Big Data?

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 Lasciate da parte il termine Big e ragionate sul termine Data. Scoprirete che quello di cui avere bisogno non è tanto vedere applicata e funzionante una logica Big Data, quanto piuttosto aderire a una logica Small Data. Avere la capacità, perseguibile innanzitutto attraverso un processo di conoscenza e analisi dell’esistente, del proprio ambiente di lavoro, del mercato di riferimento con l’obiettivo di trarre vantaggio dai dati che già oggi sono presenti nel contesto operativo. Avere la consapevolezza del valore dei dati in riferimento all’attività svolta è la prima e più importante azione da compiere. Che siate una piccola azienda o una grande azienda ha scarsa importanza: i dati sono una delle risorse più importanti e al contempo più sottovalutate e sottostimate  all’interno di una qualsiasi organizzazione, micro o macro che sia. Per avere una visibilità del contesto in cui operate, avere informazioni, valori che rappresentino nella forma più semplice e semplificata possibile la vostra operatività e ipotesi di sviluppo non occorre ragionare in termini di Big Investement, come la retorica del Big Data potrebbe indurre a pensare. Investimenti in nuove infrastrutture, data base machine dedicate, appliances etc.? Non fate l’errore di sponsorizzare una tecnologia senza avere esattamente il senso di ciò che essa può realmente rappresentare in termini di vantaggi concreti, di razionalizzazione di costi e prospettive di adeguamento futuro.

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