Ago 5, 2013 | News ICT
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Per sostenere la continua crescita del business wireless e rispondere con tempestività alla sfida dettata dai Big Data, le reti wireless 5G saranno disponibili sul mercato tra il 2020 e il 2030. Attraverso la ricerca e l’intensa collaborazione con le parti interessate, Huawei sta contribuendo a guidare l’Europa verso questo entusiasmante scenario di soluzioni wireless 5G
Indubbiamente le tecnologie 5G sono un supporto indispensabile alla continua evoluzione delle soluzioni wireless. Nel prossimo decennio si assisterà a un aumento della domanda di capacità wireless fino a 1000 volte superiore a quella attuale; emergeranno di conseguenza una serie di nuove e interessanti opportunità di business per il collegamento wireless tra miliardi di soluzioni, mentre le nuove modalità di accesso radio consentiranno ad ogni persona di accedere alla rete fino alla velocità di 10 Gbit al secondo, un dato 100 volte superiore al più veloce dispositivo mobile disponibile sul mercato oggi.
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Il progetto METIS
I ricercatori nei laboratori Huawei, all’avanguardia nello sviluppo di queste soluzioni, stanno già lavorando sul wireless 5G. Allo stesso tempo, Huawei collabora attivamente a iniziative più ampie in tema di ecosistema industriale, come ad esempio al progetto METIS. METIS, co-finanziato dalla Commissione Europea, rappresenta un progetto di lavoro integrato nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la Ricerca e Sviluppo (7PQ) e Huawei sta svolgendo un ruolo di primo piano nello studio della Tecnologia Radio Link. Di recente Huawei ha patrocinato un convegno sul progetto METIS svoltosi a Monaco di Baviera. L’incontro ha riunito più di 140 ricercatori, operatori di telecomunicazioni e università, al fine di confrontarsisulle tecnologie fondamentali che consentiranno lo sviluppo del wireless 5G.
Il Dottor Wen Tong, Responsabile Comunicazione dei Laboratori Huawei, ritiene che la nascita dellereti wireless 5G accelererà la coesione all’interno di tutto il settore ICT: "Innanzitutto, il wireless 5G spalancherà le frontiere di una nuova esperienza per l’utente finale. Ad esempio, la comunicazione visiva diventerà dominante e gli utenti useranno i dispositivi wireless per interagire istantaneamente con le persone a distanza come se fossero presenti in quel momento. Inoltre il wireless 5G sarà in grado di collegare un grande numero di dispositivi in rete e la combinazione con il cloud computing e le tecnologie Big Data favorirà la digitalizzazione dell’intera società".
Il Dottor Tong ha inoltre aggiunto: "Ci sono molte innovazioni che bisogna realizzare e altrettante sfide tecnologiche che devono essere superate per creare soluzioni 5G. I ricercatori nel laboratori Huawei stanno studiando le nuove tecnologie di collegamento radio e la nuova architettura di rete per l’accesso radio. Stiamo anche lavorando su prototipi e abbiamo condotto prove sul campo su reti di accesso basate su cloud (Cloud-RAN). Stiamo svolgendo un ruolo di primo piano nello sviluppo della tecnologia wireless 5G".
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Ago 5, 2013 | News ICT
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Le imprese stanno sempre più, soprattutto negli Stati Uniti, utilizzando i Big Data per ottenere insight operativi che consentono di prendere decisioni più accurate. Per questo, di pari passo, cresce il bisogno di professionisti con conoscenze di analisi dei dati e reporting.
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A tal proposito, una ricerca di McKinsey & Co. evidenzia al forte carenza di knowledge worker con competenze su Big Data, compresa la mancanza di oltre 150mila analisti Big Data. Per non parlare dei manager in grado di utilizzare Big Data.
Il portale IBM Big Data University parte da tale esigenza e fornisce best practice, informazioni e corsi, come quello organizzato da Jaspersoft.
Il community leader di Big Data University e program director per big data e cloud computing in IBM, Leon Katsnelson, afferma:"Big Data University nasce dalla collaborazione di leader del mercato del Big Data che si sono associati per far avanzare la comprensione delle tecnologie Big Data. Sono oltre 80mila i partecipanti in tutto il mondo".
Karl Van den Bergh, vice presidente per i prodotti e le alleanze di Jaspersoft, da parte sua, dichiara: "La nostra tradizione open source e il nostro ruolo di leader nella comunità Big Data ci hanno permesso di offrire alla comunità training e certificazione gratuiti per la business intelligence, e siamo lieti di poterlo fare".
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Ago 5, 2013 | News ICT
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Big Data e Business Analytics come risorsa per il futuro, per lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro.
Le stime di IDC (International Data Corporation) vedono il valore dei servizi tecnologici correlati al settore passare dai 3,2 miliardi di dollari di tre anni fa ai 16,9 miliardi del 2015 ed equivalgono, secondo il MIT, a un incremento del 5% nella produttività aziendale.
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Sempre entro il 2015 Gartner prevede la creazione di 1,9 milioni di posti di lavoro per il solo mercato statunitense mentre un’indagine condotta da Insead, Empirica e IDC Europe indica che i trend di crescita di Big Data e Analytics genereranno, secondo i due scenari più probabili, un volume di nuovi ‘digital job’ compreso tra le 372.000 e le 864.000 unità. E il 70% della domanda complessiva dovrebbe coprire le esigenze espresse in particolare dalle piccole e medie aziende
Parlare di Big data a pochi giorni dallo scandalo del vasto sistema di sorveglianza dell’intelligence statunitense, il programma Prism, che negli Usa è arrivato a sfiorare persino il presidente Barack Obama, suona quasi come una sfida; ma è innegabile che sia questo il settore che, insieme all’area della Business Analytics, è uno dei fenomeni a più elevato tasso di sviluppo in tutto il mondo.
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Ago 5, 2013 | News ICT
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Da quando il leaker Edward Snowden ha svelato, tramite il quotidiano britannico Guardian, come i servizi segreti americani e britannici raccolgano in maniera capillare tutti i dati postati da milioni di utenti su social network, motori di ricerca e affini, in molti si interrogano sulla reale estensione della cooperazione fra società della Silicon Valley e agenzie di intelligence. Ai dinieghi di Google, Facebook & C., del tipo ” non siamo a conoscenza di nessun programma chiamato Prism” – sono seguite prima caute ammissioni e poi sempre maggiori conferme. Ma, senza in nessun modo sminuire le informazioni fornite da Snowden, non serviva certo la sua denuncia per sapere che fra la Valley, i servizi e il governo americano esistono legami molto stretti, vere e proprie “porte girevoli” da cui entrano ed escono funzionari, quote di capitale, prodotti.
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Tutti conoscono Google Earth. In pochi, però sanno che questo magnifico prodotto di Google deriva da una tecnologia finanziata una decina di anni orsono dalla Cia. L’agenzia ha una sua società di venture capital, In-Q-Tel (IQT), che nel 2003 effettuò un investimento strategico in Keyhole Inc., startup pioniera della mappatura digitale via satellite. Keyhole fu poi acquistata nel 2004 da Google, ponendo le basi per quello che sarebbe poi diventato Google Earth. Non è un segreto: lo raccontano gli stessi 007 sul loro sito. Altri "successi" di IQT nel settore dell’investimento tecnologico, dal 1999 in poi, sono la società di sviluppo di software crittografici Decru, acquistata poi nel 2005 da Network Appliance, la società di riconoscimento facciale in 3D, A4Vision, poi ceduta nel 2007; Initiate System, specializzata nel trattamento dei dati, venduta nel 2010 a Ibm, e molte altre.
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Ago 5, 2013 | News ICT
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La ‘nuvola’ ci fara’ uscire dalla crisi, nel senso che con il pieno sviluppo del ‘cloud computing’ si potranno creare ”2,5 milioni di nuovi posti di lavoro e aggiungere circa l’1% l’anno al pil europeo entro il 2010”. E’ la stima della vicepresidente della Commissione e responsabile per la giustizia europea, Viviane Reding, secondo la quale uno dei principali ostacoli dello sviluppo di questa tecnologia e’ la struttura giuridico-contrattuale tra clienti e provider.
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”L’incertezza sui contratti di ‘cloud computing’ puo’ ostacolare il commercio transfrontaliero” afferma Reding, che oggi ha lanciato un appello perche’ gli esperti del settore presentino candidature per collaborare con la Commissione europea per identificare nuovi standard ”equi e sicuri” per i termini contrattuali da applicare ai servizi di ‘cloud computing’. Gli esperti, secondo Bruxelles, dovranno aiutare a risolvere le preoccupazioni di privati e aziende che attualmente ”sono riluttanti ad usare i servizi ‘cloud’ perche’ i contratti attuali sono o poco chiari o troppo favorevoli ai fornitori del servizio”.
Gli esperti cui si rivolge la Commissione dovranno rappresentare i provider, i consumatori, le Pmi e le professioni accademiche e legali.
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Ago 5, 2013 | News ICT
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Con l’obiettivo di individuare clausole contrattuali sicure ed eque per i servizi di cloud computing, la Commissione europea chiama a raccolta gli esperti del settore Ict, invitandoli a manifestare il loro interesse a partecipare ai lavori.
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Grazie al contributo degli esperti, Bruxelles identificherà le opzioni più adatte per rispondere alle preoccupazioni dei consumatori e delle imprese, spesso riluttanti a utilizzare i servizi di cloud computing perché i contratti sono poco chiari o squilibrati a favore dei prestatori di servizi.
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