MIBAC: online gli open data della cultura

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Migliaia di dati pubblicamente accessibili riguardanti il patrimonio storico-artistico, i progetti e gli eventi del settore della cultura, come decretato dalle ultime disposizioni di legge in materia. 

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Sul portale del MIBAC, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sono online gli open data della cultura, che possono essere non solo consultati ma riutilizzati e ridistribuiti con la sola limitazione dell’attribuzione di paternità. Nella sezione “Trasparenza, valutazione e merito”, si accede alla sottosezione “Open data”, dove si trovano le informazioni sui contenuti digitali di cui il dicastero è titolare e che gli utenti possono scaricare e utilizzare secondo i termini della licenza d’uso Creative Commons Attribuzione 3.0. Un dataset dei 47 siti italiani iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco; circa 60mila schede descrittive delle manifestazioni organizzate dagli istituti centrali e periferici; 12.421 record dell’Anagrafe Biblioteche Italiane appartenenti all’ICCU, Istituto Centrale per il Catalogo Unico; 557.833 del progetto ArtPast riguardante la digitalizzazione delle schede catalografiche del patrimonio storico-artistico. Ed ancora 659.833 record di Internet Culturale, il portale che dà accesso ai cataloghi e alle collezioni digitali delle biblioteche; 5.000 schede descrittive di collezioni digitali di musei, archivi, biblioteche, uffici del catalogo, sovrintendenze e altre istituzioni, realizzate nell’ambito del progetto Michael; ed infine, 10.347 record del Polo Museale Fiorentino, che conserva alcune delle più rappresentative opere del patrimonio culturale nazionale. Questi i numeri del database MIBAC.

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Big Data e social network, favola o realtà?

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Siamo nella condizione di raccogliere una quantità straordinaria di dati, di gran lunga superiore a quella del passato. Le persone hanno una propria identità digitale, i dispositivi e gli oggetti connessi alla rete tendono ad aumentare in modo esponenziale. Persone e oggetti, social network e internet of things. Esistono i presupposti per acquisire informazioni, conoscenza e orientare decisioni virtualmente più redditizie.

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  In termini di marketing, significa poter passare da una comunicazione one to many a una comunicazione one to one, basata su un intimo rapporto con il singolo. Il social network viene identificato come il sacro graal. Si pensa sia sufficiente inserire un connettore e, miracolo, attingere dalla rete informazioni utili al proprio business. Il trattamento dei dati non è un problema, esistono le tecnologie in grado di farlo. Difficile è trovare dati che realmente si possano dimostrare utili, a meno che il tutto non nasca dalla individuazione e creazione di un vero processo, strutturato e ben definito. Ma per il momento quest’ultima condizione riguarda pochi o nessuno. I social network vengono, infatti, per lo più utilizzati come canale di comunicazione e advertising. Non interessa tanto acquisire informazioni, in quanto nella realtà non si sa bene come gestirle e non si sa neppure quanto i dati siano affidabili e credibili. Se un’azienda orientasse le proprie scelte sul rumore social sarebbe probabilmente esposta a una serie di fallimenti epocali. Alle aziende non interessa fare del Big Data, interessa sfruttare la rete sociale per arrivare alle persone a cui vogliono arrivare. Interessa sfruttare dimensioni big data tipicamente rappresentate da Facebook, Linkedin o succedanei e utilizzare i meccanismi di advertising che queste realtà sono oggi in grado di esprimere. Insomma, utilizzare il social nella stessa logica con cui oggi si utilizzano le risorse di Google. Se una volta la pubblicità era prevalentemente indirizzata attraverso giornali, TV e radio, oggi al tutto si sommano i canali di comunicazione social. Utilizzare social network come fonte e approvvigionamento di dati al fine di elaborare una propria strategia marketing è al momento pura teorizzazione, alimentata da solo fatto che esistono i presupposti tecnologici per poterlo attuare. Chi trae reale successo dal Big Data, sono i soliti noti, Google, Facebook e tutti coloro, Amazon in primis, che hanno creato un business digitale, mentre l’efficacia del Social Big Data come logica marketing per le imprese è ancora tutta da dimostrare.

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Aziende e innovazione, il ruolo dei CIO

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Presentati a Milano i dati di CIO Survey, l’indagine sui responsabili IT delle aziende italiane promossa da HP, Microsoft e Telecom Italia e realizzata da NetConsulting, che mette in luce come si stia definendo e strutturando l’approccio delle aziende verso le tecnologie più innovative, al ritmo di parole d’ordine come Cloud Computing, Mobile e Social, o Big Data.

Più di 70 CIO di realtà grandi e medie hanno confermato come cresca l’interesse verso i sistemi cloud based, anche se per prudenza al momento si tende a privilegiare il modello Private Cloud, come la crescente mobilità dei dipendenti stimoli l’adozione di strumenti e soluzioni di Unified Communication & Collaboration, come lo sviluppo di applicazioni mobili vada nella stessa direzione dei crescenti investimenti per device che permettano lo svolgimento del lavoro in mobilità.

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Open Data? Si, grazie

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Non c’è nessun dubbio che siamo entrati nell’era degli “Open Data”.
Modifico volutamente l’incipit del recente discorso intitolato “The Big Data revolution” di Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione Europea responsabile per l’attuazione dell’Agenda Digitale (Digital Agenda for Europe) per sottolineare la grande attenzione che anche la Commissione Europea rivolge ai dati open. Riflettendo sul grande valore intrinseco dei Big Data, nel suo intervento Kroes analizza le opportunità di crescita e sviluppo per l’Europa, derivanti dallo sfruttamento di queste fonti informative, delinea i percorsi intrapresi dalla Commissione per perseguire tali obiettivi e pone l’accento anche sulla grande opportunità che i dati open offrono all’innovazione in diversi settori della società.

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Con riferimento a questo post possiamo parlare di Big Data anche in ambito geospaziale e con le tecnologie del portfolio Intergraph che supportano la gestione e l’analisi di queste tipologie di dati. Oggi sono molteplici le fonti di dati geospaziali liberi e accessibili a tutti via web: da quelle più comuni di tipo consumer (Google Maps, MS Bing Maps, ecc.), alle fonti di tipo collaborativo (OpenStreetMap, WikiMapia,ecc.), fino ai dati di tipo "istituzionale" diffusi a tutti i livelli dalla pubblica amministrazione (locale, regionale, centrale ed europea). Guardando al contesto italiano, un nuovo impulso alla disponibilità di dati liberi e con caratteristiche "open" arriva dalla recente assunzione a livello normativo del principio "open by default": dal 19 marzo 2013 tutti i dati e documenti che le pubbliche amministrazioni pubblicano con qualsiasi modalità, senza l’espressa adozione di una licenza d’uso, si intendono rilasciati come dati aperti (open data by default).
I dati stanno, quindi, diventando sempre più "open". Tuttavia, il loro vero valore non risiede unicamente nella loro disponibilità bensì nella possibilità di poterli elaborare ed utilizzare per derivare nuove applicazioni e servizi per i cittadini e gli utenti in generale, in una logica anche di trasparenza e open government.

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I trend ICT per il 2013

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Sono stati presentati a Milano, presso l’Auditorium Assolombarda, i risultati della CIO Survey, l’indagine sui responsabili IT delle aziende italiane promossa da HP, Microsoft e Telecom Italia e realizzata da NetConsulting. 

 

 

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Dalla voce di più di 70 CIO di realtà grandi e medie emerge l’approccio delle aziende verso le tecnologie più innovative, come il Cloud Computing, nei confronti del quale molte organizzazioni, pur mostrando interesse, si rivelano ancora prudenti, privilegiando tra quelli disponibili il modello Private Cloud per le maggiori garanzie che offre, soprattutto per quanto concerne i dati aziendali e la loro riservatezza. Peraltro, proprio in chiave cloud, le principali sfide di business delle aziende che hanno partecipato al Survey appaiono polarizzate sull’avvio di iniziative finalizzate alla razionalizzazione dei costi. Per quanto riguarda le priorità ICT, nel 2013 le aziende continueranno a concentrarsi principalmente sulle attività di consolidamento in ambito applicativo, in un quadro di standardizzazione delle architetture e dei processi IT con l’introduzione o l’ampliamento di modelli di ICT Governance

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Con le nuove Oracle Business Intelligence Applications più strategia dai dati business

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Oracle ha annunciato la disponibilità della nuova versione delle sue Business Intelligence Applications. Completamente ridefinita con l’obiettivo di incrementarne la produttività, la nuova versione presenta importanti miglioramenti sull’intera gamma delle BI Applications e introduce una serie di nuove applicazioni in-memory.

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Grazie alle potenzialità di Oracle Data Integrator, Oracle GoldenGate e di nuovi strumenti per il setup e la configurazione, l’implementazione delle applicazioni avviene ora più rapidamente, con costi ridotti e con un miglior reporting in tempo reale.

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