Google minaccia il predomonio di Apple sulle apps

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Apple sta per essere spodestata dal ruolo di piattaforma più popolare a livello mondiale per le ‘app’ – le applicazioni che girano su smartphone e tablet – a vantaggio dell’Android di Google, che sta rapidamente chiudendo il gap in termini sia di download sia, in parte, di entrate generate. 
Secondo il Financial Times, Apple ha finora usato la sua presenza egemone nel segmento delle app per mantenere un vantaggio competitivo sui rivali nel mercato degli smartphone, ma la corsa di Google, che ha ha recentemente acquistato Motorola Mobility, è stata alimentata dal successo degli apparati mobili Samsung.

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Expert System nell’Enterprise Search di Gartner

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L’azienda con sede a Modena che sviluppa tecnologia semantica è l’unica a essere stata inserita, per le soluzioni di ricerca aziendale, all’interno del noto Magic Quadrant che definisce le aziende con la migliore vision strategica e capacità di esecuzione 

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Expert System è stata inserita tra i Niche Players nel Magic Quadrant 2013 dedicato alle soluzioni per la ricerca aziendale. Si tratta dell’unica impresa italiana a conquistare questo riconoscimento collocandosi accanto alle aziende più grandi nel mondo dell’enterprise software.

A contribuire a questo risultato l’evoluzione in corso nell’Enteprise Search guidata da nuovi bisogni ed esperienze legati a social, mobile, cloud, che trova riscontro nelle soluzioni di Expert System per l’analisi strategica dei contenuti e nella tecnologia per elaborare richieste in linguaggio naturale.

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Novemila clic per trovare la farmacia

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E’ già passato un anno dal lancio della sezione Open Data nel portale del ministero della Sanità ed è stato tracciato un primo bilancio sull’utilizzo che gli italiani hanno fatto delle informazioni messe online. I dati più scaricati sono stati quelli relativi ai dispositivi medici (10.147), alle farmacie (9.130), alle parafarmacie (5.532), ai distributori di medicinali (3.501). 

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A partire da queste informazioni sono state anche sviluppate originali applicazioni a servizio dei cittadini. Come quelle che consentono per esempio di utilizzare il telefonino per raggiungere dal luogo in cui ci si trova la farmacia più vicina. La scelta del ministero di mettere sul portale e a disposizione di tutti i dati relativi ad Asl, medicinali, prodotti fitosanitari e via dicendo, è stata una scelta che mira a migliorare la comunicazione con il cittadino. Il progetto, che è stato avviato in tempi brevissimi grazie al cloud computing, è in costante evoluzione. Nel corso dell’ultimo anno sono stati aggiunti molti nuovi dati. Adesso si possono persino ricevere informazioni sui posti letto disponibili nelle varie strutture ospedaliere. E sono nate nuove applicazioni, come OpenSalute che permette di cercare farmacie, parafarmacie, sedi Asl, distributori, e di vedere dove si trovano sulla mappa. C’è un’app per Windows 8 che consente di ottenere dettagli sui farmaci senza obbligo di ricetta più venduti e sui dispositivi medici. Per realizzare tutto ciò il ministero ha utilizzato la piattaforma Azure di Microsoft. <La nostra azienda ha sviluppato alcuni esempi di app che proprio a partire dai dati pubblici si propongono di essere utili e che in poco tempo hanno già riscosso successo> ha assicurato Rita Tenan, direttore settore pubblico di Microsoft Italia.

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La conservazione digitale degli open data

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All’indomani della pubblicazione del memorandum col quale la Casa Bianca ha definito la nuova strategia nazionale in materia di open data, il blog The Signal della Library of Congress elenca una serie di risorse e approfondimenti sulla conservazione di questo specifico tipo di dati 

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L’articolo di The Signal è firmato da Leslie Johnston e si apre con una breve presentazione del memorandumpubblicato di recente dall’amministrazione Obama, per richiamare i dipartimenti e le agenzie federali all’obbligo di produrre e rilasciare i propri dati in formato open (leggi la news di ParER). La Johnston sottolinea che il documento fa seguito ad un precedente memorandum sulla trasparenza e l’open government, e specifica come entrambe le strategie rimandino al Project Open Data Github, una repository di linee guida, casi studio e strumenti che l’amministrazione centrale ha messo a disposizione delle agenzie federali, assieme al portale data.gov, per passare dalla sola enunciazione dei principi alla pratica. Le pagine del Project Open data, sottolinea l’autrice dell’articolo, forniscono molte indicazioni preziose relative alle licenze, ai metadati, agli standard e alla gestione ordinaria dei dati. Nelle stesse si annuncia anche la produzione di nuove linee guida per supportare le agenzie nelle attività di ascolto degli utenti, e risoluzione dei problemi di utilizzo dei set di dati. Quello che manca, prosegue la Johnston, sono invece le informazioni e gli approfondimenti relativi al modo in cui questo specifico tipo di dati potrà e dovrà essere conservato in futuro. Per questo motivo, concludendo l’articolo elenca una serie di approfondimenti e risorse on line cui si potrebbe fare riferimento per elaborare e rilasciare linee guida relativi alla conservazione digitale degli open data prodotti dalle pubbliche amministrazioni

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Viaggio al centro della tecnologia semantica – Seconda puntata

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Una delle leggende metropolitane più dure a morire in ambito informatico sostiene che  per essere dei bravi programmatori sia necessario essere dei bravi matematici: dopo tanti anni passati a programmare al pc e ad assumere validissimi programmatori, posso affermare tranquillamente che non è affatto vero :-). Certamente chi è già molto abile in matematica di solito non fatica molto a imparare a programmare (e spesso bene) ma questo non implica in alcun modo il contrario.

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 Credo che questa leggenda sia nata con i primi computer, usati all’inizio solo per automatizzare calcoli di crescente complessità, per cui un background matematico pareva il presupposto più naturale. In seguito le cose sono cambiate parecchio ma il vecchio preconcetto è evidentemente rimasto intatto. Va detto che la matematica affonda radici lontane e, senza di essa, non sarebbe stato possibile progettare nemmeno il più semplice dei computer: la storia ci insegna ad esempio che i geometri babilonesi e gli agrimensori egiziani già migliaia di anni fa avevano scoperto empiricamente le prime regole della geometria e avevano intuito i concetti base della matematica. Quando, alcuni secoli dopo, il greco Euclide compì la sua opera di riorganizzazione di tutto il sapere matematico dei suoi tempi, erano già stati fatti diversi passi avanti: era stata scoperta una procedura generale per dedurre un risultato numerico e la matematica si era ormai trasformata in un insieme di regole logiche con cui dimostrare tutte le verità deducibili a partire da pochi ma fondamentali principi.

Da quel momento, calcolare è divenuta un’attività astratta basata su teoremi assoluti e attuata secondo procedure rigorose e meccaniche che in epoca moderna i matematici hanno definito ”algoritmi” (questo è un altro motivo per cui si è diffusa la leggenda metropolitana di cui sopra 🙂 . Dopo oltre venticinque secoli, la matematica rappresenta una disciplina articolata e vastissima: ha esplorato il mondo dei numeri, scoperto nuove geometrie e sviluppato strumenti di calcolo così potenti e pervasivi da costituire il linguaggio stesso della scienza.

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Gli italiani del cloud in azienda sono i più “ribelli” d’Europa

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Italiani ribelli in azienda? Divertente quanto sorpendente il dato di una ricerca commissionata da VmWare, big internazione della virtualizzazione e del cloud computing: due terzi (66%) dei dipendenti italiani userebbero o acquisterebbero servizi e prodotti cloud senza un’autorizzazione ufficiale da parte dell’It.

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L’Italia registra la percentuale più alta in Europa. I "ribelli" si difenderebbero accampando motivi che vanno dal mantenimento della competitività (18%) alla ricerca di modi di lavorare più efficienti e veloci (30%). Ancora più curiosa la risposta dei responsabili dell’It che si dovrebbero sentire quantomeno raggirati: il 51% degli It manager in Europa e il 43% in Italia hanno dichiarato che il cloud “clandestino” aiuta il business a rispondere più rapidamente alle richieste dei clienti e circa un terzo (31% in Europa, 24% in Italia) che consente all’azienda di migliorare la crescita e lo sviluppo.

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