Come già anticipato in precedenza anche qui su Pionero, il documento sulle linee guida AGID relative alla valorizzazione degli open data è assai corposo e tocca davvero tutti i temi cardine: presenta però alcune peculiarità che è giusto evidenziare (in maniera non esaustiva ):
Licenza del documento ed apertura a contributi esterni: le linee guida sono pubblicate con licenza Creative Commons BY-SA. Potenzialmente quindi sono integrabili liberamente da chiunque fosse interessato. In questo caso aver avuto accesso ad una versione HTML, o direttamente all’interno di un wiki per una creazione condivisa ed aperta, sarebbe stata una sperimentazione interessante.
Specialmente all’interno del contesto Open Government che si sta delineando. Magari la prossima volta.
Magari con il supporto di uno strumento simile a GitHub, che permette nativamente la creazione di lavori derivati, chiamati fork. L’interesse di molte comunità della società civile vicine al tema degli Open Data potrebbe aiutare a raccogliere una maggiore fetta dell’intelligenza collettiva, in maniera diretta, un po’ come ha fatto il governo statunitense in questi mesi.
Un’immagine racconta ben più di mille parole: per capire il valore della sintesi prodotta, è doveroso citare le immagini inserite nelle linee guida, che consigliamo di stampare ed appendere nelle pareti degli uffici. Esprimono davvero al meglio molti dei contenuti, a volte ostici e difficili da digerire per i profani.
Linked Open Data: finalmente si citano i vocabolari principali in maniera dettagliata, e si entra maggiormente nel dettaglio del livello tecnologico. E soprattutto, non si parla più solo di dati, ma dei metadati, che diventano primi attori del palcoscenico. Lo schema delle stelline come percorso per una migliore qualità del metadato associato al dato è linfa vitale per permettere quel riuso tanto nominato, e tanto complesso da abilitare.
Engagement ed iterazione: l’ingaggio ed il coinvolgimento è presente nello splendido schema delle linee metropolitane, quando si individua l’importanza del coinvolgimento e della partecipazione sui dati da parte di tutti i possibili stakeholders. E’ un aspetto da approfondire, ma sicuramente è un ottimo inizio, e si avvicina a quell’Open Data Engagement come percorso e dimensione necessaria per un reale coinvolgimento dei cittadini in questo nuovo modo di esserci come apparato statale.
Team di lavoro proposto multidisciplinare: ovvero quando la conoscenza e la capacità di creare valore è soprattutto quella di condividere esperienze e competenze per un fine comune. Meno divisione e maggior umiltà nell’approcciare questa nuova dimensione, che mette alle strette e sfida le competenze di tutti.
Forse per un profano del mondo Linked Data qualche riferimento maggiore al modello a grafo avrebbe fatto meno paura rispetto alle diverse possibili sintassi in cui si renderizza il modello RDF. Andrebbe fatta maggiore enfasi su questo, per diminuire l’elevata curva di apprendimento di queste tecnologie.
Ulteriore spunto per completare e far crescere questo ottimo punto di partenza sono le ricette come mezzo per risolvere le singole problematiche: potrebbe essere una via maggiormente indolore per formare il personale che si troverà innanzi questo nuovo mondo da gestire. Magari partendo dal lavoro già iniziato dai gruppi di lavoro del W3C sul tema Government Data.
Qualche ulteriore spunto di riuso di materiale già esistente si può fare per il censimento dei dati ( un esempio su tutti, il materiale condiviso dalla città di Vienna o i modelli presenti nel Project Open Data statunitense ), avrebbe potuto creare una facilitazione nella fase iniziale del modello operativo: ma nel complesso, è davvero un ottimo punto di partenza.
Parlando infine di patrimonio informativo pubblico, ovvero di PSI ( Public Sector Information ), è naturale collegarsi alla ePSI Platform, la piattaforma che raccoglie e racconta le pratiche europee attorno al tema. Riferendosi alla classifica sul riuso del patrimonio pubblico europeo ( ePSI Scoreboard ), aggiornata proprio a giugno, è utile osservare alcuni indicatori.
Ne esiste infatti uno che segnala la presenza di materiale formativo sul tema, ed un’altro che segnala l’uso delle tecnologie Linked Data per la pubblicazione del dati.
Segno che anche questo sforzo non diventa importante solo per una reale attuazione dell’Agenda Digitale italiana, ma aiuta direttamente la nostra posizione ed il nostro livello di maturità nell’adozione delle politiche condivise a livello europeo su questi temi.