Narrazioni performative ed esperienziali a sostegno dell’ARTE e smart city

Mirco Compagno (responsabile scientifico di THE ROUND) e Giuliana Guazzaroni  (Università Politecnica delle Marche) sono i curatori della nuova sezione ART & TECH della rivista JULIET CLOUD MAGAZINE. Figlia dematerializzata della prestigiosa rivista d’arte contemporanea JULIET ART MAGAZINE, la versione “cloud” offre ai suoi lettori contenuti scaricabili gratuitamente per iPad.

“Narrazioni performative ed esperienziali a sostegno dell’ARTE e smart city” il titolo del primo contributo, lo trovate qui.

Letteratura fiabesca.

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La “dignità umana” non è la ciliegina sulla torta dell’educazione, ma è la torta stessa con cui dovrebbero essere nutriti i bambini e i ragazzi.

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Rileggendo i pedagogisti e i filosofi degli ultimi due secoli è forte il richiamo a coltivare il senso di “dignità” legata ad altri valori: empatia, umanità e dialogo. Ecco perché la lettura delle fiabe può rappresentare uno strumento didattico prezioso.

Grazie ai grandi pensatori dell’età moderna, nasce il fenomeno pedagogico della “scoperta dell’infanzia”. Già a partire dall’epoca di Rousseau, il bambino comincia a essere riconosciuto come soggetto di diritti. Nell’800 il pedagogista tedesco Fröbel dà vita al “Giardino di Infanzia”, un luogo dove permettere ai piccoli di esprimere il proprio mondo interiore e, poco dopo, Maria Montessori insegna a considerare il bambino come un essere umano libero e creativo. 
Agli inizi del ‘900 si arriva, dunque, alla piena consapevolezza della “dignità” di bambini e di ragazzi. 
Ma come si è evoluta questa concezione nella post-modernità? 

In realtà l’atteggiamento nei confronti dell’infanzia assume, oggi, aspetti ambigui. Se teoricamente non viene messo in discussione il rispetto della dignità dei piccoli, nella pratica quotidiana si assiste a comportamenti contraddittori. 
La pedagogista Mary Winn, negli anni Ottanta del ‘900, ha usato l’espressione “bambini senza infanzia” segnalando un “uso” dei bambini e degli adolescenti in violazione della loro dignità. 
Basti pensare alle strumentalizzazioni della pubblicità, oppure ai concorsi di bellezza, già a partire dal primo anno di vita, che stanno prendendo piede in tutto il mondo. 
Il sociologo Neil Postman avverte che siamo in piena “scomparsa sociale dell’infanzia”, perché dietro uno strumentale interesse per i piccoli, la società nasconde una grande trascuratezza nei confronti dei bambini e degli adolescenti. 

Anche l’ambito educativo è pienamente coinvolto in tutto questo, proprio perché la dignità umana rappresenta il fondamento dell’educazione. 
La scuola è chiamata a intervenire per far crescere i ragazzi nella consapevolezza della loro innata dignità, anche per aiutarli ad attuare una vita coerente con essa. 
E il concetto di “dignità umana” si collega ad altri valori fondamentali: “l’empatia”; “l’umanità” e “il dialogo”. 

Il filosofo Jacques Maritaine è stato tra i primi a suggerire il “dialogo” come strumento educativo, affinché i piccoli si sentano amati e riconosciuti. Dialogo educativo significa, soprattutto, soddisfare le esigenze interiori dei ragazzi, ovvero ascoltare le loro domande sul mondo, anche quelle che non riescono a formulare con chiarezza, ma che si agitano nella loro mente osservatrice. 
Un’educazione della dignità umana deve necessariamente fare perno sul dialogo e, se è vero che i modelli dell’educazione attuale sono in crisi, occorre fare proposte concrete ed elencare alternative valide. 
Già Aristotele spiegava che la dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli. Ed è proprio questa coscienza che occorre formare nei ragazzi. 
Nella realtà attuale, dominata da ansia e paure, la dignità è sostituita dalla ricerca del successo, creando una massa di perdenti e un grappolo di vincenti, la cui gloria spesso non è destinata a durare. 

All’insegnante è affidato il compito di distaccarsi da questo tipo di mentalità, usando tutti gli strumenti didattici necessari per prendersi cura dei molteplici aspetti della personalità dei bambini e dei ragazzi, allenando quotidianamente la loro dignità. 

Uno di questi strumenti può essere la letteratura fiabesca, che offre la possibilità di creare un laboratorio di pensiero per indagare il mondo. 
La fiaba è come un sentiero attraverso il quale il bambino può accedere alla propria personalità, con l’aiuto dell’educatore. Il procedere della narrazione fiabesca, infatti, è orientato in modo da creare interazione tra chi racconta e chi ascolta. 

Il bambino s’identifica con un personaggio nutrendosi delle sue qualità. Sceglie, tra male e bene, sceglie chi vuole essere. L’insegnante, attraverso la narrazione, lo aiuta a pensare, a sviluppare le proprie risorse interiori e la propria dignità. 
Questa spola fra il testo fiabesco e la vita, consente al bambino di trovare l’orientamento della propria rotta, spronandolo ad agire da protagonista, invitandolo a sviluppare le tracce e i suggerimenti che gli vengono forniti.
I libri di testo sono certamente utili, però mirano a impartire le conoscenze necessarie indipendentemente dal significato. Imparare a leggere, o a far da conto, perde valore quando ciò che si è imparato non aggiunge niente d’importante alla vita. 
La letteratura fiabesca, invece, è in grado di fare tutto questo, all’insegna della leggerezza e della gioia. Ecco perché può rappresentare uno strumento didattico prezioso, da affiancare quotidianamente ai libri di testo. 

Tutte le fiabe classiche (e molte di quelle moderne) si prestano allo scopo. L’importante è avere cura di selezionare i testi originali, facilmente reperibili in biblioteca o nelle buone librerie, evitando le versioni edulcorate o alterate a scopi mediatici. 
Per coinvolgere bambini e ragazzi in un “gioco letterario” divertente e profondamente educativo, si possono inventare delle “interviste impossibili” per far parlare i personaggi delle fiabe evidenziare, attraverso di esse, le tematiche legate alla dignità. 
Dopo la lettura della storia in classe, il docente può aiutare gli alunni a porre domande al protagonista o all’antagonista, immaginando insieme le risposte. I ragazzi, così, rifletteranno sui contenuti della fiaba e potranno confrontarli con il proprio vissuto interiore, identificandosi con questo o quel personaggio, cogliendone le qualità profonde. 

Come esempio, ecco lo stralcio di un’”intervista a Cenerentola”. Il pezzo è tratto da un libro [1] destinato a preadolescenti e giovani, ma interviste simili, opportunamente guidate, possono essere realizzate anche nella scuola Primaria e dell’Infanzia. 

L’alunno-giornalista, scelto a turno, pone la domanda che più lo interessa. Il resto della classe, con l’aiuto del docente, risponde alla domanda dopo un’attenta discussione, avviando così una conversazione immaginaria: 

– “Cenerentola, perché non ti sei ribellata alla matrigna? Si deve subire in silenzio?” 
– “Ma io sono una ribelle!” 
– “Nella logica delle fiabe, forse. La realtà è diversa: se non uccidi il cattivo, lui ucciderà te.” 
– “No. Nella realtà i mostri spesso si nascondono dietro sembianze accattivanti e alcuni abitano anche dentro di noi. Ho dovuto imparare a riconoscerli, per capire contro chi ribellarmi.” 
– “Quali mostri?” 
– “Credi che io non abbia mai provato rancore o sfiorato la disperazione? C’è un attimo nel quale la stanchezza induce a credere che l’unica via d’uscita dal male sia il male stesso, ricambiare il dolore oppure fingere di non sentirlo. Ero un’adolescente, la vita mi chiamava a scegliere chi volevo essere. Nei fatti che la sorte mi poneva davanti, imparai a rendere il mio cuore libero, senza catene. Un cuore prigioniero è destinato all’infelicità e io volevo essere felice.” 
– “Prigioniero di cosa?” 
– “Dell’odio e del rancore. E dell’incapacità di sperare.” 
– “Ma il desiderio di sposare un principe non è alquanto materialista?” 
– “Desideravo essere felice. La felicità è il più nobile dei progetti per una persona. E la nobiltà chiama nobiltà. Ho guadagnato l’amore, ma solo dopo un lungo percorso, dopo aver imparato a riconoscerlo. Il mio cuore libero, la sera del ballo, mi ha permesso di vedere la felicità e di riconoscerla.” 
– “C’erano dei mostri anche al ballo?” 
– “Sì, ho dovuto dominare il mostro dell’ingratitudine. Avevo dato la mia parola. A mezzanotte l’ho mantenuta, rischiando di perdere tutto. Ci sono riuscita solo perché, nelle difficoltà, avevo imparato che nessuna cosa al mondo vale più della dignità. La dignità non allontana le persone, le fa ritrovare.” 

Buone fiabe a tutti, ne abbiamo davvero bisogno.

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Note:
[1] AA.VV., “Chiamarlo amore non si può”, Mammeonline Edizioni, 2013

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Colloquio d’esame 2.0: mission impossible? –

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Community: Talvolta gli studenti stentano a utilizzare gli strumenti digitali per attività didattiche che non siano quelle della loro quotidianità. Il racconto di quella che sembrava una missione impossibile…

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Convincere venticinque nativi digitali a usare il computer (ma anche la rete, il telefonino, il tablet) per attività che non fossero quelle da loro usate quotidianamente, non è stata un’impresa facile.
Aggiungi poi che a formulare questa insana richiesta non era altri che l’insegnante di italiano, storia e geografia con il folle obiettivo di far loro scoprire (o persino amare) la storia, la geografia e la letteratura.
Aggiungi ancora che dopo il primo anno in classe non c’era più stata neanche la LIM. E che a scuola l’unica aula dotata di pc e LIM gode di una connessione internet peggiore di quella presente a casa di ciascun alunno (condivisa con gli uffici amministrativi per giunta).
Se poi pensi di chieder loro di studiare persino i 12 articoli fondamentali della Costituzione… beh, non ci si crede! E allora? Mission impossible?

STRATEGIA: gradualità.
STRUMENTI: WordPress, Prezi e Symbaloo.

Non era certo pensabile partire in quarta con una classe che tre anni fa (in prima) come tutte le prime doveva già assorbire le difficoltà di ambientamento, di affiatamento e che si aspetta un passaggio soft al nuovo percorso della Scuola Media.
Per fortuna: la LIM in classe. Che figata la LIM!
Esercizi interattivi, interrogazioni a serrande abbassate, audiovisivi in dolby surround e poi tabelle, grafici animati, ricerche con Google, le coordinate con Google Earth e tante risorse pronte lì… Ma, anche il pc di casa fa le stesse cose! E allora vengono in aiuto i libri di testo con le loro estensioni e la classe virtuale. “Fate le verifiche a casa col pc e vi risparmiate una interrogazione. Cinque verifiche su cinque unità di storia varranno un voto.”

In seconda però si cambia aula e la LIM… non c’è più. Ma c’è l’aula informatizzata nuova di zecca. Certo, è da condividere con tutti gli altri, ma meglio di niente.
E allora qui si comincia a fare sul serio. Apriamo un blog di classe. “Un blog? Come quello di XY della serie televisiva X? Come quello dei grandi calciatori?” “E per far cosa?” Intanto impariamo a usare WordPress e poi si vede. Nasce “Il Blog della Terza D”.
E ancora test interattivi autocorrettivi, apps e giochini didattici per tutto (storia, prove Invalsi, geografia, ecc…), in aula informatizzata e a casa. “Trovate tutto sui materiali didattici del sito web della scuola. Anche “Il blog del Prof” svolge anche la funzione di punto di rifermento oltre l’orario scolastico.

Arriva così il terzo anno. E ora? Aggiungiamo dei blog personali? OK. E poi? Continuiamo con la classe virtuale e le risorse online? Certo. Ma per l’esame? Tutto alla vecchia maniera? Tesina preparata in buona parte col “cut&paste”… NO!
Propongo qualcosa di impegnativo usando il blog. La classe snobba in gran parte ma poi lavora (Sbarco in Sicilia 1943). Proviamo qualcosa di veramente nuovo? Cominciamo in aula informatizzata con le prime prove con Prezi: straordinario!

L’idea iniziale (febbraio 2013) era di far usare ai ragazzi il Prezi per costruire un percorso su di un argomento di studio (guerre mondiali, resistenza o altro). Ho chiesto alla classe di cominciarlo a studiare (a casa), di scegliere un’unità di storia a piacere e di costruirci sopra un percorso/presentazione con Prezi. Ho fornito loro alcune indicazioni di base e li ho lasciati lavorare per un paio di settimane. Qualcuno ha fatto un buon lavoro, molti hanno cominciato e si sono fermati alle prime difficoltà e alcuni non hanno neanche provato a iniziare adducendo varie scuse. Allora ecco che l’aula informatizzata diventa veramente preziosa. Coordinamento, tutoraggi, affiancamenti, consulenze… un vero laboratorio. E continua anche a casa. A marzo tutti (o quasi) sapevano muoversi con Prezi. Bene!

E allora lancio la grande sfida: “Costruirete un percorso Prezi per il colloquio d’esame”. Sapevo bene che se anche uno solo non fosse riuscito a realizzarlo non avrei potuto farlo usare a nessuno durante l’esame (della serie: o tutti o nessuno).
Sarà un percorso che dovrà “toccare” tutte le discipline. Non conterrà molto testo (parleranno gli alunni) e dovrà avere come focus e punto di partenza uno dei 12 articoli fondamentali della nostra Costituzione. I ragazzi scelgono ciascuno il proprio articolo e da lì il tema conduttore del percorso. Preparano una tabella dove ogni riga è una materia e nelle colonne ci sono l’argomento e le relative parole-chiave.
Siamo ad aprile e tutto è ancora da fare. Verificata la bontà delle scelte fatte dai ragazzi si passa alla fase operativa. Intensifichiamo il lavoro a casa e in aula informatizzata. Prezi attiva anche la possibilità di collaborazione e noi attiviamo i tutoraggi anche da casa (WOW!!!).

In pratica durante la fase finale dell’anno scolastico riusciamo ad avviare quasi tutti i percorsi… Gli ultimi refrattari cominciano a maggio inoltrato (grrrr).
Alla fine di maggio i 25 percorsi ci sono tutti. C’è ancora tanto da sistemare (in alcuni tantissimo), ma ce la possiamo fare.
I social network ci vengono in aiuto… Ultime istruzioni via rete e poi la realizzazione del quadro riassuntivo generale contenente i link ai 25 lavori con Prezi.
Symbaloo si presta benissimo a questo… e questo è il risultato:
http://www.symbaloo.com/mix/esamiterzad2012-2013

Missione compiuta. Puff puff, pant pant 🙂

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Ebook @ Women + Enciclopedia delle donne: insieme per l’editoria digitale

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Server Donne – un sito femminista e di genere

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Anni di amicizia e di impegno comune per diffondere la cultura e la storia delle donne on e off line finalmente convergono su una traiettoria condivisa: ebook @ women- la libreria digitale femminista e l’Enciclopedia delle Donne sono liete di annunciare l’inizio di una collaborazione entusiasmante in materia di editoria digitale.

 

Gli ebook dell’Enciclopedia delle donne saranno infatti distribuiti anche attraverso la piattaforma ebook.women.it per implementare la visibilità della letteratura di genere in tutti i formati oggi disponibili.

Gli e-book offrono una modalità nuova non solo di diffusione ma anche, e soprattutto, di elaborazione dei contenuti e leggere diventa un’attività immersiva in cui fondamentale è il ruolo di tutte le attrici in campo: l’autrice, la casa editrice, la libraia, la lettrice. Unite e collegate per garantire qualità e controllo, innovazione e originalità a questo filone della produzione / distribuzione editoriale.

Se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, noi siamo consapevolmente fiduciose: si inizia con la distribuzione di Però un paese ci vuole. Storie di nebbia e di contentezza di Giovanna Grignaffini, La Ristori. Vita romanzesca di una primadonna dell’Ottocento di Teresa Viziano, e Le donne di Alessandro Magno di Valeria Palumbo.

Ebook@women.it – è un’iniziativa dell’Associazione di donne Orlando di Bologna, in collaborazione con il Server Donne, la Biblioteca Italiana delle Donne e l’Archivio di Storia delle Donne. Nel corso del 2012/2013 è stata predisposta una piattaforma di editoria elettronica per una diversa esperienza di trasmissione e diffusione della cultura, assecondata dalle tecnologie digitali. Il progetto si pone su due linee di produzione / distribuzione parallele: da una parte pubblica e diffonde riviste storiche e contemporanee del femminismo italiano in formato elettronico; dall’altra distribuisce e diffonde prodotti editoriali innovativi dell’editoria femminile e femminista.

La prima rivista a disposizione delle utenti nella sua intera collezione (1987 – 1996) è il periodico Lapis, percorsi della riflessione femminile diretto da Lea Melandri, e posseduta in forma cartacea dalla Biblioteca Italiana delle Donne di Bologna.

 

Enciclopediadelledonne.it pubblica dal 2010 biografie di donne di ogni tempo e paese. Ha una rete di 300 fra autrici e autori, e gruppi (NOE_nuclei operativi dell’enciclopedia delle donne) attivi nelle scuole, fra amiche o in circoli e associazioni.

 

Enciclopediadelledonne popola la rete con la storia delle donne reali e incoraggia la conoscenza e la diffusione della loro esperienza come antidoto alla tendenza secolare a semplificare, a schematizzare le narrazioni e le immagini, e a mettere in ombra la varietà e il valore di queste innumerevoli esperienze.
Nel 2012 ha inaugurato con il primo romanzo di Giovanna Grignaffini, Però un paese ci vuole, la pubblicazione di ebook – saggi, romanzi, documenti. La Società per l’enciclopedia delle donne è una associazione senza scopo di lucro che si pone fra i suoi obiettivi oltre a quelli citare anche la formazione e la creazione di occasioni di lavoro per ragazze giovani e meno giovani.

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La realtà aumentata di THE ROUND viene premiata

MedagliaIl capo dello Stato Napolitano ha premiato il gruppo “quARte” con la Medaglia del Presidente

della Repubblica, quale premio di rappresentanza all’evento “Arte quantistica, scienza e

realtà aumentata: sinergie d’innovazione” del 9 novembre 2013 a Pietrasanta (Lucca).

L’evento, organizzato da Egocreanet e collaboratori, ha tra gli obiettivi il potenziamento

della creatività scientifica, dell’arte e lo sviluppo della comunicazione attraverso la realtà

aumentata (AR).

Curatori della sezione di realtà aumentata del gruppo “quARte” sono Mirco Compagno

(direttore ricerca e sviluppo di THE ROUND) e Giuliana Guazzaroni (ADAM) che hanno

realizzato, tra le altre cose, il percorso di Macerata Digitale nel centro storico e le performance

su Giuseppe Verdi nella mostra “Muri e divisioni” in Galleria Galeotti, nell’ambito del Festival

Off di Macerata Opera 2013.

Queste due esperienze, presentate entrambe durante il workshop sulla realtà aumentata di

Pietrasanta, sono a tutti gli effetti buone pratiche affinché la tecnologia della realtà aumentata

possa rappresentare un valore aggiunto in settori strategici come la cittadinanza attiva e

la valorizzazione del territorio (Macerata Digitale) oppure la comunicazione dell’arte e del

patrimonio culturale (Performance su Giuseppe Verdi). Tutto ciò rappresenta un’esperienza

sia ludica sia didattica per avvicinare un pubblico più ampio o, comunque, più attento e

consapevole.

La realtà aumentata, come sottolineato nel corso dell’evento, rappresenta un connubio

positivo per una comunicazione innovativa, giocosa e performativa, ma soprattutto capace

di offrire stimoli a differenti settori strategici in rapida crescita, dall’editoria al marketing,

dall’ingegneria alla promozione del territorio.

La medaglia premio del Capo dello Stato al valore di questa ricerca rappresenta un

riconoscimento al lavoro finora svolto sulla AR.

Nei prossimi mesi, il gruppo “quARte” si è prefisso l’obiettivo di dare un impulso ancora

maggiore alla comunicazione in AR in modo che le ricadute effettive portino a nuovi approcci

per rilanciare l’innovazione d’impresa.

In chiusura dei lavori sulla AR è stato lanciato il concorso di idee della comunità

scientifica arxlab (coordinata da Compagno e Guazzaroni), per raccogliere stimoli

utili al raggiungimento dei prossimi obiettivi del gruppo, per parteciparvi: http://

arxlab.ideascale.com