Metaio Unveils 3D Depth Sensor Support for Augmented Reality

Metaio Unveils 3D Depth Sensor Support for Augmented Reality

MUNICH AND SAN FRANCISCO – A leader in Augmented Reality (AR) technology and software, Metaio, unveils support for new 3D depth sensing camera systems due to hit mobile devices this year.

Source: www.exchangemagazine.com

 

According to Metaio CTO and Co-Founder Peter Meier: “Smartphones and tablets have historically made use of single, “2D” cameras primarily intended for image capture, but as smart devices have become more powerful, we are demanding more and more from the optics of these devices.”

 

Recent announcements from the likes of Google and Intel indicate new devices are hitting the market that can “see” the world in 3D via what are known as RGB-D (red, green, blue + depth) sensors. “With the ability to understand depth information, mobile devices will become significantly more powerful when it comes to Augmented Reality and computer vision tasks”.

 

The company released a video demonstrating the advanced Augmented Reality capabilities of two devices enhanced with depth-sensing cameras: A windows PC tablet, and an iPad featuring the new Structure Sensor from Occipital.

 

The video – https://www.youtube.com/watch?v=6D999bYtzXM - illustrates how added 3D sensors make Augmented Reality much more powerful by virtually eliminating the need for markers in many use cases, and even more importantly, solving the “occlusion” problem where virtual data is not correctly rendered into the real environment in a natural way.

 

Use cases include Augmented Reality gaming where digital objects react and interact with the physical environment, accurate indoor navigation that does not require a GPS signal and scanners that can extract 3D models from the environment as easily as shooting traditional video.

 

Occipital’s Structure Sensor is one of the first devices to be supported in the Metaio SDK. According to Occipital CEO and Co-Founder Jeff Powers: “We share a common goal with Metaio of allowing developers to create powerful and convincing 3D and AR experiences. It’s why we created the Structure Sensor. Metaio’s support of the Structure Sensor and SDK will bring added realism to AR experiences with real world scale and occlusion."

 

Metaio’s flagship SDK will be updated to version 6.0 this month and will support depth sensor input from devices including the Occipital Structure sensor and other devices expected to hit the market early 2015. “Knowing that the likes of Google, and Intel are heavily investing in depth-sensing camera devices, we made sure our SDK is prepared for the next big surge of innovation that this hardware provides developers” says Peter Meier.

 

Allowing for development on iOS, Android and Windows PC, the Metaio SDK is the most powerful Augmented Reality developer tool on the market, featuring the most advanced object tracking technology available.

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Nella mente e nel corpo dell’altro: i colossi hi tech puntano sulla realtà aumentata

VEDERE ciò che guardano gli occhi di un’altra persona e provare le sue stesse sensazioni. Si tratta dell’ultima frontiera promessa dalla realtà virtuale. Un vero business su cui puntano i più grandi colossi del mondo high tech. Come dimostra l’acquisto di Oculus VR da parte di Facebook per ben due miliardi dollari. L’ambizione più alta è quel “portarci dentro” teorizzato in Neuromante da William Gibson. Dentro non solo il cyberspazio. Ma anche le persone. Un sogno che potrà realizzarsi, forse presto, grazie alle nuove tecnologie. In prima linea: il visore virtuale progettato dalla startup statunitense, cuffie, sensori di movimento e sistemi per controllare i muscoli. Tutti macchinari pronti da usare per immergerci nelle vite di sconosciuti e no.

Source: www.repubblica.it

 

A lavorarci, secondo le ultime indiscrezioni riportate da CNET, anche un ricercatore della Sony che proprio lo scorso maggio ha presentato il suo caschetto.

 

Il nome è Jun Rekimoto. La filosofia? "Credo che l’esperienza migliore si verifichi quando un uomo arricchisce un altro uomo", ha spiegato. Due i progetti che sta testando nei laboratori di Tokyo della compagnia. C’è LiveSphere, un casco composto da sei telecamere.

 

C’è Flying Head, dove un drone segue i movimenti di una persona. Applicazioni: uniti a delle istruzioni audio e a dei dispositivi tattili montati sulle dita, i sistemi messi a punto da Rekimoto potrebbero aiutare chi li usa a cucinare e automedicarsi.

 

Potrebbero supportare e consigliare gli atleti durante gli allenamenti. Potrebbero persino permettere agli spettatori di vivere con loro l’emozione quasi fisica di trovarsi su un campo di calcio, o pallavolo, rimanendo però comodamente seduti sul divano di casa. Prodotti ancora in fase sperimentale, sia chiaro, ma che ultimati sarebbero in grado di cambiare il modo in cui la gente guarda film, gioca e comunica.

 

Dice a Repubblica.it Yifei Chai, ideatore del Pretender Project: "Gli obiettivi più promettenti e a breve termine riguardano sicuramente il settore dei videogiochi. E vogliono offrire agli utenti un’esperienza totalmente nuova". Per farlo Chai sta perfezionando una piattaforma che consente di diventare un avatar. Non virtuale, ma reale.

 

Un’idea ispirata dal cosiddetto Proteus Effect, un fenomeno psicologico che si verifica quando il comportamento di un giocatore cambia in accordo a ciò che fa il suo alter ego virtuale. Anche nella vita reale. "Ci siamo chiesti: questo effetto si può replicare in un ambiente fisico con persone che diventano gli avatar di altri?", racconta, "Così abbiamo ideato la nostra piattaforma. Come una sorta di allenatore sarà in grado di controllare direttamente, indirettamente, o da remoto il corpo di un individuo: aiutandolo a migliorare le sue performance, o anche a imparare dei movimenti complessi.

 

Inoltre, il sistema permetterà all’utente di controllare più partecipanti allo stesso tempo. Si potrebbe, quindi, pensare a una sorta di insegnamento di gruppo, o all’ambito medico. Con fisioterapisti che permettono ai diversamente abili di compiere certi gesti". Tecnologie usate: il visore Oculus Rift a bassa latenza, in grado di creare un senso di movimento realistico, cuffie e in più una stimolazione muscolare elettrica. In teoria si dovrebbe poter ordinare all’avatar di fare qualsiasi cosa. In pratica: il dispositivo attuale – annota The Verge – può solo controllare le braccia, e lo fa con scarsa accuratezza e ampio ritardo. Conclude Chai: "Il potenziale è alto, i campi di applicazione sono i più diversi, ma c’è ancora molto da lavorare".

 

Simile al Pretender Project è lo spagnolo "The machine to be another" che, però, si propone una missione quasi pedagogica. Nel corso degli esperimenti, il team di BeAnotherLab ha dotato sia un uomo sia una donna di un Oculus Rift. Poi ha invertito gli input dei loro display, in modo che quando il maschio guardava il suo corpo vedeva quello della femmina.

 

E viceversa. Rendendo in questo modo possibile uno scambio di genere quasi perfetto: al momento manca la sensazione di toccare con mano, però il gruppo ci sta lavorando. Non solo. Durante altri test, i ricercatori hanno fatto provare a una persona in carrozzina la sensazione di ballare grazie alle gambe di un altro volontario. Un’esperienza, assicurano, del tutto realistica. "Attraverso questi lavori speriamo di indagare su questioni come l’identità sessuale, il femminismo e il reciproco rispetto", hanno scritto i responsabili degli studi suo loro sito. Obiettivo: migliorare la comprensione dello stato d’animo altrui.

 

Funzionerà? "Potrebbe essere temporaneamente utile", ha commentato Anne Vitale, psicologa che da anni lavora con persone che soffrono di disforia (cioè disturbi dell’identità di genere), interpellata da Polygon. Jessica Janiuk, ingegnere di software, ha aggiunto: "Penso sia fantastico usare la realtà virtuale per fare delle indagini su questi temi. È qualcosa a cui ho pensato fin da quando ho sentito parlare di Oculus Rift". D’altra parte, ha concluso, "un poco di empatia in più è qualcosa di cui la razza umana avrebbe bisogno".

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Come i Google Glass rivoluzioneranno la medicina

Siamo abituati a vederli come un gadget di wearable technology che può migliorare la nostra quotidianità oltre che la nostra esperienza con i social e gli altri media; eppure i Google Glass possono essere utili anche nell’ambito della medicina, della chirurgia e della salute.

Come riportato sull’Huffington Post da Vala Afshar, Chief Marketing Officer di Extreme Networks, ci sono almeno 15 modi in cui il prodotto di Big G trasformerà le attività di chirurghi e medici apportando benefici ai pazienti.

Source: www.ninjamarketing.it

 

“Le applicazioni mediche con i Google Glass sono tante e di forte impatto: dal consentire l’ accesso in tempo reale alle informazioni cliniche del paziente fino alla comunicazione e alla condivisione di contenuti audio e video utili alla ricerca chirurgica e a scopi educativi.

 

I Glass segnano l’inizio di un viaggio davvero notevole per l’innovazione tecnica in ambito medico, consentendo ai fornitori di servizi sanitari di migliorare la prestazione delle cure così come la qualità complessiva e l’esperienza del paziente” afferma Marco Taglietti, capo dei servizi ICT e gestione dei fornitori di servizi al London University College Hospitals.”

 

Ecco le prime 6 attività che si potranno realizzare in ambito medico tramite i Google Glass.

 

1 – Informazioni sul paziente

I medici di solito passano ore, ogni giorno, a cercare e analizzare i documenti dei pazienti e le loro cartelle cliniche. Augmedix è un’applicazione per i Glass che fornisce un modo migliore per accedere ai dati del paziente in tempo reale, senza che il medico sia necessariamente davanti a un computer. Con un semplice comando vocale gli occhiali cercheranno le informazioni di cui il dottore ha bisogno, il quale, nel frattempo, potrà continuare a visitare il paziente.

2 – Telemedicina

La telemedicina nasce affinché medici e pazienti possano comunicare on-demand. Con gli occhiali di Google si possono avere conversazioni video sincrone con medici in postazioni remote. Le procedure realizzate in remoto possono essere registrate e allegate alle cartelle dei pazienti. Inoltre si potrebbero mettere in contatto, in tempo reale, medici che si trovano in posti isolati con specialisti di tutto il mondo. L’apparentemente prezzo elevato dei Google Glass, 1.500 dollari, è significativamente inferiore rispetto ad altri tipi di videoconferenza in uso negli ospedali che possono arrivare a costare anche 40.000 dollari.

 

3 – Formazione della popolazione

Assolutamente innovativa l’idea del Dipartimento di chirurgia cardio-toracica della Stanford University Medical Center: utilizzare i Google Glass nel programma di formazione della popolazione. I chirurghi al centro medico usano gli occhiali con CrowdOptics per indicare le migliori procedure per i cittadini in ambito medico. Con il software CrowdOptics i medici possono osservare i progressi degli abitati della città avendo anche un feedback visivo sui loro comportamenti.

 

4 – Realtà aumentata

Monitorare i segni vitali dei pazienti durante gli interventi mantenendo sempre lo sguardo sulla zona dove si sta operando. Così la realtà aumentata si applica ai Google Plus con Philips IntelliVue, che permette ai dottori anche di accedere alle informazioni di cui hanno bisogno in contesti in cui ne hanno più bisogno. Inoltre il live streaming di procedure può essere utilizzato anche con le applicazioni di realtà aumentata per l’insegnamento.

 

5 – Comunicazione per il pronto soccorso

I Google Glass sono in grado di fornire comunicazioni ai paramedici e agli specialisti in pronto soccorso che svolgono il triage per la valutazione di ictus, attacchi di cuore e traumi. L’utilizzo del gadget di Big G permette a medici di emergenza e paramedici la condivisione di immagini e video che si riferiscono al paziente con il trauma ancor prima che questi arrivi in ospedale. Il team dei dottori può quindi fornire consigli, diagnosi e cure ai paramedici presenti sull’ambulanza.

6 – Formazione chirurgica

I Glass possono essere un’utile strumento di formazione potendo coinvolgere in maniera particolarmente reale gli studenti durante le operazioni chirurgiche. Il Dr. Paul Szotek della Indiana University Health Methodist Hospital ha utilizzato i glass per il live-streaming della riparazione di un’ernia e un’operazione di ricostruzione della parete addominale condividendo l’esperienza con una platea di 600 colleghi a Las Vegas. Nel suo live stream, il dottor Szotek poteva avere a disposizione la risonanza magnetica e i raggi del paziente, a mani libere, nel bel mezzo dell’operazione.

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Realtà virtuale per desensibilizzare le truppe prima delle missioni di guerra

Tempo fa un gruppo di specialisti in psicoterapia ha iniziato a sperimentare alcune strategie innovative per il trattamento di molti disturbi fra cui il PTSD, ovvero il disturbo post traumatico da stress. Ora gli stessi studiosi stanno sviluppando un sistema che potrebbe essere molto utile nella preparazione delle truppe militari per la battaglia. Utilizzando tecnologie per la realtà aumentata, infatti, il Virtual Reality Medical Institute spera di sviluppare un sistema efficace per preparare le truppe a rispondere nel modo migliore allo stress da combattimento.

Source: www.videogiochi.com

 

Il Virtual Reality Medical Institute è nato circa 20 anni fa e inizialmente ha sperimentato alcune tecniche che prevedono l’utilizzo della realtà virtuale come trattamento di particolari fobie come, ad esempio, quella del volo. Il trattamento delle fobie infatti prevede spesso una esposizione graduale in modo da abituare il paziente a regolarizzare le reazioni emotive e fisiche, e la cosa può essere decisamente agevolata dalle tecnologie per la realtà virtuale o per la realtà aumentata.

 

Successivamente, la realtà virtuale è stata utilizzata per il trattamento del disturbo post traumatico da stress, disordine frequente nei militari al ritorno da missioni di guerra. Il sistema potrebbe essere facilmente paragonato a un videogioco ma, nonostante ci siano effettivamente delle analogie, le due cose sono molto diverse.

 

Come spiegato da uno degli studiosi, infatti, questo programma non è un gioco e non è pensato per esserlo; è un programma terapeutico che consente di trattare in modo efficace il disturbo post traumatico da stress e che, al momento, viene usato anche per la preparazione dei militari in modo simile: grazie a un’esposizione graduale il soldato viene abituato a suoni e situazioni di guerra, in modo da evitare reazioni troppo violente e in modo da facilitare l’adattamento. In pratica è un po’ un meccanismo simile a quello dei vaccini!

 

A quanto pare questo tipo di training, chiamato SIT, riesce a diminuire l’incidenza di PTSD.

Il VRMI sta collaborando con l’American Psychological Association e con il National Institute of Health per creare un programma riconosciuto e certificato di terapia virtuale che possa essere utilizzato dagli specialisti di tutto il mondo.

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Augmented reality may trump virtual reality for work and play

NEW YORK — Mark Skwarek is surrounded by infiltrating militants in New York’s Central Park. He shoots one, then hearing a noise from behind, spins to take down another. All of a sudden, everything flashes red. He realizes he’s been hit. The words “Game Over” appear before his eyes.

 

Source: www.mercurynews.com

Skwarek is indeed in Central Park. But he’s wearing a new set of Epson Moverio B200 glasses that allow an entire world of virtual characters, objects and structures to overlay and interact with his real environment through so-called "augmented reality."

Skwarek has raised over $30,000 on the group fundraising site Kickstarter to launch Semblance Augmented Reality. His company aims to liberate video games from the TV and turn them into physical experiences. He’s poised to release Semblance AR’s first app for iOS and Android phones.

An example of what an Augmented Reality app video game would look like being played with the Epson Moverio BT-200 Smart Glasses, is displayed on a tablet.

An example of what an Augmented Reality app video game would look like being played with the Epson Moverio BT-200 Smart Glasses, is displayed on a tablet from Brooklyn Bridge Park, Tuesday, Oct. 7, 2014, in New York. Players can use their natural surroundings as the backdrop for the game with the game’s graphics displayed through the glasses instead of on a screen. 

Augmented reality isn’t new. But it’s hitting the mainstream thanks to the rising popularity of wearable technology like fitness trackers, smartwatches and glasses. GPS tracking, sensors and camera technology on mobile devices are finally strong enough and widely available.

 

Video gamers are an obvious target group for use, but businesses too are finding that combining wearables with augmented reality could solve practical problems. For example, crews needing to repair a complex mud pump on an oil rig could simply activate step-by-step visual instructions right in front of their eyes, hands-free, and in real time.

 

Wearables will empower the deskless worker the same way computers and mobile devices have done for the office worker, says Brian Ballard, CEO and founder of augmented-reality software company APX Labs in Herndon, Virginia. Wearables like "smart" glasses can make employees a kind of "instant expert" by giving them access to information wherever they are in real time and save time and money that is usually spent on separate training.

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