Non passa praticamente giorno senza qualche indiscrezione sui futuri piani di Apple.
Stando a fonti vicine all’azienda di Cupertino, la Mela avrebbe ingaggiato 1.000 ingegneri che in Israele si starebbero dedicando a un progetto incentrato sulla realtà aumentata, da tempo “chiodo fisso” di Tim Cook.
Apple potrebbe riuscire a integrare la tecnologia al momento in fase di sviluppo già nel prossimo iPhone che dovrebbe debuttare in autunno.
Le voci di corridoio paiono in linea con quanto rivelato la scorsa settimana dagli analisti di KGI Securities ovvero che il futuro iPhone sarà dotato di una fotocamera di nuova generazione con sensore all’infrarosso (IR), capace di raccogliere informazioni sullo spazio circostante, dati utilizzabili nelle applicazioni per la realtà aumentata.
D’altra parte anche lo stesso CEO di Apple, appena il mese scorso, aveva rilasciato alcune dichiarazioni che hanno fatto pensare all’imminente arrivo sul mercato di una tecnologia per la realtà aumentata: Tim Cook, Apple sta lavorando sulla realtà aumentata. Un nuovo prodotto in arrivo?
Tutti hanno pensato a un nuovo prodotto ma, in realtà, almeno inizialmente, potrebbe trattarsi di una funzionalità che andrà ad arricchire le potenzialità dei dispositivi di casa Apple, iPhone in primis. In futuro, però, la stessa tecnologia potrebbe debuttare negli iGlass, occhiali per la realtà aumentata con il logo della Mela.
“Microsoft ha annunciato nelle scorse ore al Game Developers Conference 2017 (GDC) di San Francisco che il supporto alla “mixed reality” arriverà su tutte le versioni di Xbox One, con i primi kit di sviluppo che verranno spediti entro la fine del mese. È invece passato un po’ in sordina il cambiamento del nome della piattaforma, che passa da Windows Holographic a Windows Mixed Reality. A riportarlo il sito MSPowerUser, che segnala una nota ufficiale diramata da Microsoft:
“Microsoft ha cambiato il nome da Windows Holographic a Windows Mixed Reality per essere più coerente con la più ampia visione della compagnia per la piattaforma. Stiamo unificando l’ecosistema della mixed reality intorno ad una singola piattaforma che rende possibili le esperienze e l’interoperabilità fra visori differenti”.
L’unificazione dell’ecosistema per la mixed reality descritta da Microsoft punta a creare un’unica piattaforma più ampia che avvicina tutte le diverse tecnologie di realtà virtuale, aumentata e mista proposte dalla compagnia. Come si legge sul sito ufficiale dedicato agli sviluppatori:
“La realtà mista mescola contenuti del mondo reale e del mondo virtuale in ambienti ibridi dove oggetti fisici e digitali coesistono e interagiscono fra di loro. Crea esperienze di mixed reality per una vasta gamma di dispositivi Windows 10, da quelle non connesse via cavo ed integrate come Hololens, ad esperienze su PC completamente immersive utilizzando i visori Windows Mixed Reality in arrivo”.
L’ecosistema permetterà sostanzialmente a Microsoft di ottimizzare il proprio impegno nel settore e snellire i lavori di marketing per un’ampia gamma di dispositivi che spaziano da semplici visori VR economici a proposte di realtà aumentata più complesse, come Hololens per l’appunto. L’unificazione delle piattaforme potrebbe inoltre consentire scenari d’utilizzo ancora più misti e complessi, il tutto sfruttando un unico ambiente di sviluppo coeso fra le varie soluzioni.”
CHICAGO — Augmented reality biofeedback could be an effective tool to reduce abnormalities in gait and could be used to provide telerehabilitation services to patients who may not have access to traditional clinics, according to a presenter at the American Academy of Orthotists and Prosthetists Annual Meeting and Scientific Symposium.
“In general, there are abnormalities in balance and/or gait that require rehabilitation,” Jonathan Akins, PhD, of the Department of Biomedical Engineering at Widener University, said in his presentation. “This is not specific to a limb loss population. Some limitations to what is currently available is that there is no standardization, as well as unmonitored time.
Particularly relating to unmonitored time, if you have an individual going to physical therapy and they spend 1 hour there, three times per week, that is a lot of time that is being unmonitored.” Akins and other researchers hypothesized that real-time biofeedback could provide instantaneous information on balance and gait adjustments, as well as improvements.
Smart glasses, which project a screen onto the lenses, would be an ideal technology to display and provide instant biofeedback, he said. To design a biofeedback interface for smart glasses, as well as to evaluate effectiveness at measuring participant performance, researchers used Epson Moverio BT-200 smart glasses and recruited 10 healthy participants. A control unit for the interface was placed in a belt that was secured to the lumbar spine.
An accelerometer control unit measured lumbar and lateral flexion. With the use of an Android application, researchers could display real-time biofeedback onto the lenses of the smart glasses, so data could be seen by the wearer. Researchers tested visual conditions with the participants wearing the interfaced belt as they performed balance and gait exercises under the following conditions: first, not wearing the glasses; then, wearing the glasses but receiving no biofeedback; and finally, wearing the glasses and receiving biofeedback.
According to Akins, participants reported a significant increase in root mean square values — calculated from angles sagittal and frontal planes to determine trunk angle magnitude from vertical — for two-limb stance when they wore the smart glasses and received biofeedback. Regarding gait, investigators found a significant decrease in flexion and lateral flexion root mean square values. They also found a significant decrease in gait velocity.
“This pilot study was an initial step to investigate balance and gait changes in response to augmented reality biofeedback,” Akins said. “In the future, research is needed to investigate the optimal kinematic or gait parameter, identify the most effective and preferred feedback modality, and investigate immediate and long-term effects in a pathological population.”
Realtà aumentata, ossia vedere cose che… non ci sono!
Non è il racconto di una malattia mentale ma il succo di quello che l’augmented reality può fare, una tecnologia che ha campi d’applicazione quasi infiniti.
Inserire immagini, video, testi scritti e altro ancora nel campo visivo di una persona può infatti servire a giocare, esplorare, lavorare (leggi degli Hololens 3D dei supertecnici Volvo) e molto altro ancora: le possibili applicazioni sono probabilmente limitate soltanto dall’immaginazione.
Mentre si pensa al futuro arrivano però le prime realizzazioni pratiche, con BMW che userà la realtà aumentata per dare ai suoi clienti un’esperienza 3D delle sue elettriche i3 e i8.
La Casa svedese Volvo ha deciso di creare un team di sviluppo estremamente all’avanguardia, i tecnici prescelti saranno dotati di “superpoteri” grazie a una innovativa tecnologia 3D.
La progettazione e lo sviluppo di nuovi modelli, secondo le ipotesi del costruttore, può essere notevolmente velocizzata, fino a un terzo del tempo oggi necessario. Il cuore di questa tecnologia, la quale si basa sulla realtà aumentata, sono gli occhiali Hololens di Microsoft.
IMMEDIATEZZA GRAZIE ALLE HOLOLENS
Per sfruttare al meglio le potenzialità degli occhiali Hololens la Casa svedese ha formato un team di 8 sviluppatori, dando loro incarico di mettere a punto i software necessari e dotare così i tecnici del superpotere della visione aumentata tridimensionale.
Uno dei principali vantaggi dell’augmented reality è spiegato da Loris Cwyl, team manager dell’area servizi digitali e connettività Volvo: “nel corso di un confronto tecnico attualmente sono necessari 10 minuti per spiegare un problema, poiché qualcuno potrebbe non comprendere al volo la descrizione verbale.
Con le Hololens è possibile mostrare subito il problema e la sua esatta ubicazione” (In futuro la realtà aumentata sarà a bordo di tutte le auto, scopri le previsioni degli esperti qui).
TEMPI RIDOTTI DI UN TERZO PER LO SVILUPPO DI NUOVE AUTO
Un esempio pratico è stato mostrato da Volvo a un gruppo di giornalisti, i quali hanno avuto modo di vedere “dal vivo” i tecnici lavorare virtualmente su una parte del sistema di scarico di una Volvo XC90.
Secondo gli sviluppatori la tecnologia Hololens applicata all’industria automobilistica sarà definitivamente messa a punto entro il 2020 e permetterà di ridurre i tempi di sviluppo di un nuovo modello da 30 a 20 mesi
Il costruttore ha dichiarato di non volere sostituire i modelli fisici delle sue migliaia di componenti con rappresentazioni in realtà aumentata, ma ne sfrutterà le potenzialità con un ristretto team di sviluppo e per progetti specifici.