Adobe e HoloLens mostrano lo shopping del futuro

Adobe e Microsoft stanno collaborando insieme per realizzare lo shopping del futuro, basato ovviamente sull’utilizzo di HoloLens e della Mixed Reality. Quest’ultima piattaforma infatti sta riscuotendo sempre più successo tra le aziende grazie alla sua versatilità in ogni campo tecnologico e durante l’Adobe Summit 2017 è stata presentata una nuova idea molto interessante

Gli HoloLens faticano ad arrivare sul mercato complice sopratutto il prezzo elevato ma abbiamo visto come i primi partner stanno realizzando nuovi visori più economici. Tutti godranno della Mixed reality e tutti potranno sfruttarla per fare shopping in un negozio di nuova generazione.

Grazie al visore, un cliente sarà in grado di avere molte più informazioni circa l’oggetto da acquistare semplicemente puntando lo sguardo verso quest’ultimo. Di contro, ai venditori verranno forniti tutta una serie di dettagli circa la scelta del cliente, le sue preferenze e gli interessi più in voga. I dati saranno contenuti sui server di Adobe Marketing Cloud, i quali resteranno a disposizione dei negozianti.

Insomma si tratta di una piattaforma che potrebbe avere numerose applicazioni nel campo manifatturiero o in quello alimentare. Di seguito trovato un filmato realizzato dalla stessa Adobe che mostra come funzione questa nuova tecnologia.

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La Mixed Reality di Microsoft HoloLens all’opera anche in torre di controllo

Nel corso di questi mesi abbiamo visto davvero tanti impieghi professionali della Mixed Reality di Microsoft HoloLens, specialmente nella progettazione di auto, edifici e sale operatorie. Oggi scopriamo il suo enorme potenziale anche nel controllo del traffico aereo, grazie a 360world, sviluppatore molto attivo nel campo AR/VR/MR a tutto tondo.

L’applicazione si chiama Clairity HoloTower, e permette ai controllori che indossano HoloLens di visualizzare informazioni cruciali di ogni aereo semplicemente inquadrandoli, tenere sempre sotto controllo la situazione meteo dei dintorni dell’aeroporto e perfino visualizzare una mappa precisa, con spostamenti di veicoli e aerei in tempo reale, dell’intero aeroporto, molto utile in caso di nebbia. Tutti i pannelli possono essere spostati a piacimento nello spazio virtuale.

Clairity HoloTower è anche in grado di visualizzare i feed delle videocamere, incluse quelle a 360 gradi. È possibile regolare zoom e angolazione nelle unità compatibili. A questo proposito, è stato realizzato un visore apposito con comandi simili a quelli di un binocolo; associato alla giusta videocamera PTZ, garantisce uno zoom ottico fino a 30x. Anche in questo dispositivo è possibile abilitare la visualizzazione di informazioni aggiuntive, come i callsign degli aerei quando vengono inquadrati.

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“Comunicazione Aumentata”: un Progetto di alternanza scuola-lavoro

Il rapido progresso delle tecnologie digitali sta profondamente trasformando la nostra Società nei diversi settori industriali e produttivi, commerciali, professionali, culturali, sociali e di indirizzo e governo.
Il costante progresso del settore digitale e dei relativi strumenti, tecniche e metodi di impiego ha avviato una modifica dei modelli e delle modalità di relazione, di comunicazione e di interazione tra le persone, tra le persone e i computer e, ad oggi, anche tra le persone, le macchine (qualsiasi oggetto che possa essere dotato di “intelligenza digitale” e messo in comunicazione con altri componenti), e i dati prodotti da tali interazioni. Ne consegue che anche i processi di interazione tra uomo, macchine e dati subiscano una trasformazione che a sua volta si riflette in ogni ambito della nostra vita.

Una rivoluzione industriale che prende le mosse dall’industria ma che come detto si propaga a tutti i settori ed ambiti e che è già in atto sebbene i reali effetti almeno nel nostro Paese si vedranno nel breve – medio termine, ma non tra decenni.
E questo impone un rapido adeguamento dei processi di informazione e di formazione della popolazione, soprattutto dei giovani, che a breve dovrà convivere, operare e produrre secondo paradigmi profondamente diversi.
Se fino a circa due anni fa i nostri governanti si ponevano il problema della diffusione della cultura informatica nelle Scuole (e anche verso la popolazione adulta) e dell’avvio di piani di formazione di alternanza scuola – lavoro per mettere gli studenti sin dal secondo ciclo di istruzione in grado dii acquisire prime esperienze lavorative, ad oggi questa esigenza è diventata una necessità per non dire un’urgenza.

Occorre colmare un gap culturale che va ben oltre l’apprendimento dell’uso del PC, dei dispositivi mobili e di internet, ma diretto a formare i nostri giovani nell’uso delle tecnologie digitali avanzate e anche nella comprensione dei nuovi paradigmi e modelli di produzione e di comunicazione.
Da questa consapevolezza è nata l’iniziativa di proporre con inizio dall’anno scolastico attuale – 2016/17 – un progetto di alternanza scuola – lavoro finalizzato sia a informare e orientare gli alunni partecipanti su dinamiche di trasformazione delle realtà produttive e relative logiche, metodi e strumenti applicabili sia a realizzare un prodotto o servizio seguendo l’approccio dell’impresa simulata.

Il Progetto denominato “Comunicazione Aumentata” verterà su alcuni dei temi della così detta Industry 4.0 e che riguardano specificatamente: la Realtà Aumentata (Augmented Reality), la Realtà Virtuale (Virtual Reality), la Realtà Mista (Mixed Reality), i processi e i metodi di design e produzione basati sulle tecniche del game, i principi della User Experience.
Tali elementi concorrono e contribuiscono a formare la “Comunicazione Aumentata” un termine che non si riferisce solo a nuove modalità di informazione e comunicazione, ma che costituisce un processo trasversale che permea tutti i processi dei diversi settori del business, della ricerca, della cultura, della vita sociale e relazionale.

Il Progetto è stato concepito grazie anche alla collaborazione della Dr.ssa Maria Piana, project manager di lunga esperienza nel settore ICT e che da anni collabora con Istituti scolastici per la formazione di studenti e personale scolastico nel settore delle tecnologie digitali.
La prima fase di orientamento e formazione è stata avviata presso il Liceo Scientifico Isacco Newton di Roma, grazie alla convinzione del suo Dirigente Scolastico e dei suoi collaboratori convinti come noi che il futuro è già qui!

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Gli HoloLens utilizzati per creare musei virtuali

Gli HoloLens, lo sappiamo, sono dispositivi molto versatili e sono stati utilizzati per realizzare statue e sculture virtuali e creare così un museo digitale.

L’Armory Show di New York e la Pace Gallery’s Studio Drift di Amsterdam hanno collaborato insieme per creare in Mixed Reality il museo del futuro. Non esistono vasi, non esistono teche ma semplicemente uno spazio vuoto verso cui puntare il proprio visore HoloLens.

Questa è l’idea alla base del progetto ribattezzato “Concrete Storm” che permette di visualizzare veri e proprio pezzi da museo ma in realtà virtuale/aumentata. Muovendosi attorno alla “statua” sarà possibile osservarla in tutta la sua bellezza ma ciò che hanno intenzione di fare queste due aziende è qualcosa di ancora più grande: portare il museo all’interno delle vostre case.

Basterà ovviamente possedere un visore che supporti la Mixed Reality, obiettivo che sta perseguendo Microsoft insieme a numerosi brand del panorama mondiale. Lorraine Bardeen, General Manager di Microsoft HoloLens, si è detta entusiasta di questa nuova collaborazione con i musei di New York che potrebbe presto portare alla nascita della prima galleria d’arte virtuale.

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Realtà virtuale: esplora il corpo e stampa in 3D

“Grazie alle nuove tecnologie presentate da GE Healthcare, divisione medicale di General Electric, al Congresso europeo di radiologia in corso a Vienna, la realtà medica potrebbe presto superare l’immaginazione degli appassionati di fantascienza.

Si va dai viaggi all’interno del corpo umano grazie a visori per la realtà virtuale, a modelli 3D del cuore, completi di dettagliate riproduzioni di valvole, atri e ventricoli.

Non capita spesso che i videogiochi ispirino innovazioni pioneristiche in grado di rivoluzionare il modo in cui i medici possono visualizzare l’anatomia umana e diagnosticare eventuali patologie.

Eppure è ciò che è successo a Ludovic Avot, UX Designer di GE Healthcare, e al collega Yannick Le Berre, ingegnere specializzato in imaging medico, mentre giocavano a ‘Fallout 4’, videogame che accompagna i giocatori in una Boston post-apocalittica nei panni di un personaggio chiamato ‘Unico sopravvissuto’.

Immersi nella cupa ambientazione del gioco, i due hanno avuto un’illuminazione: cosa succederebbe se si utilizzasse una tecnologia di realtà virtuale simile a quella applicata ai videogiochi per consentire ai medici di esplorare il corpo umano dall’interno?

Così, combinando strumenti digitali per il design in realtà virtuale e programmi propri del mondo dei videogiochi con dettagliate informazioni 3D ottenute da esami effettuati con Tac e risonanze magnetiche, gli ingegneri hanno realizzato un software che consente l’esplorazione di immagini cliniche complete di colore, illuminazione e consistenza dei tessuti.

Utilizzando un controller e visori per la realtà virtuale come gli Oculus Rift, i medici possono così entrare in una specifica parte del corpo ed esaminarne eventuali anomalie come polipi, tumori e lesioni, oppure investigare al meglio sulle possibili cause dei sintomi del caso.

Secondo un report annuale del PwC Health Research Institute, la realtà virtuale è una delle otto tecnologie che rappresentano una tendenza in crescita per la nuova generazione di innovatori in campo sanitario. Il prototipo è utilizzato da alcuni clienti in Francia per aiutare i dottori a studiare l’anatomia umana e diagnosticare patologie.

“Siamo stati ispirati dalle tecniche per rendering fotorealistici dei videogiochi di ultima generazione”, ha spiegato Avot. “Abbiamo cercato di sfruttare il grandioso potenziale grafico e interattivo delle più moderne tecnologie alla base dei videogame per mostrare le immagini ottenute tramite esami medici nel dettaglio”.

Per i radiologi questo strumento può rappresentare “un nuovo modo per osservare immagini cliniche complesse e interagire con esse. Offre la possibilità di effettuare zoom più estesi, un’opportunità che può rivelarsi molto utile in casi specifici, come ad esempio lo studio del cuore dei bambini. Inoltre gli effetti mettono in risalto il volume e aiutano a comprendere meglio le forme delle strutture anatomiche”.

Oltre che in ambito diagnostico, la tecnologia potrebbe essere utilizzata per la fase preparatoria degli interventi chirurgici più complessi, ma anche per secondi pareri mirati a verificare i risultati di un’operazione.

Al Congresso europeo di radiologia, inoltre, GE Healthcare presenta la stampa di modelli anatomici 3D con l’ausilio della AW Workstation, piattaforma di gestione dati per immagini cliniche ottenute tramite Tac, risonanze magnetiche e Pet.

Una ricerca di IndustryArc, società specializzata in analisi di mercato, stima ad esempio che il mercato della stampa 3D applicata alla sanità possa crescere del 18% annuo fino al 2020.

Nonostante le tante richieste per una tecnologia del genere, molti medici sono ancora insicuri sul come incorporare l’utilizzo della stampa 3D nel loro lavoro. “La soluzione di GE Healthcare è molto semplice”, ha aggiunto Digard. “Con la stampa 3D è possibile riprodurre facilmente qualsiasi cosa: un osso, un dito, una mano ma anche un cuore, un’aorta o le altre arterie”.

Quello presentato a Vienna è soltanto il primo modello del sistema, ma l’azienda pensa già a nuove versioni che potranno spingere i limiti della tecnologia ancora più avanti.”

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