Dal palco dell’evento Inspire 2019 organizzato da Microsoft e in scena in questi giorni a Las Vegas, Julia White (Corporate Vice President di Azure) si è rivolta ai presenti in sala descrivendo in giapponese di una nuova tecnologia sviluppata. Julia White, però, non parla la lingua del Sol Levante. Lo ha fatto per lei il suo ologramma, un complesso e dettagliato modello tridimensionale che ne ha replicato fedelmente le fattezze, la voce, i movimenti e persino i vestiti.
Un ologramma per tradurre ciò che diciamo
È il frutto dell’incontro tra la Mixed Reality del visore HoloLens di seconda generazione e gli algoritmi di intelligenza artificiale gestiti sui server cloud dell’infrastruttura Azure. Per il rendering del parlato è stata impiegata la sintesi vocale di un sistema text-to-speech basato su rete neurale. È bene precisare che la conversione da essere umano a ologramma non avviene in tempo reale, ma necessita di uno scan preventivo del corpo nonché della registrazione di quanto far pronunciare allo speaker virtuale. Detto questo, la resa visibile nella demo qui sotto risulta piuttosto convincente.
HoloLens 2, annunciato nei mesi scorsi in occasione del MWC 2019 di Barcellona, è al momento un’esclusiva dell’ambito business. Entro fine anno arriverà anche la Developer Edition, accessibile dagli sviluppatori allo stesso prezzo di 3.500 dollari (o 99 dollari al mese). L’intento di Microsoft è quello di spingere l’evoluzione della Mixed Reality per avere successo laddove la realtà virtuale e quella aumentata hanno parzialmente fallito, arrivando a offrire non solo concept o esercizi di stile, ma prodotti e servizi che possano risultare realmente utili sia per i professionisti sia nel segmento consumer.
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