See on Scoop.it – augmented world
La metafora è elementare, fin troppo. I chip sono il cervello, sensori e touch screen sono il sistema nervoso, le telecamere gli occhi e il microfono le orecchie. Ecco il perceptual computing, l’evoluzione secondo Intel, del personal computer.
Quella del più grande produttore al mondo di chip non è una piattaforma o un prodotto ma una visione. Un computer che nasce dall’indagine sulle applicazioni delle percezioni umane nell’information technology. Vale a dire un computer vivente, affezionato, non più solo "personale" ma "percettivo". «Attualmente non c’è una relazione umana con il nostro laptop – spiega a Nova24 Paul Tapp, senior product manager di Perceptual Computing per Intel -. Siamo da sempre abituati ad aprire un portatile e interrogare database o usare motori di ricerca attraverso una tastiera e un mouse. Continueremo a farlo a lungo intendiamoci – tiene a precisare il manager di Santa Clara – ma la potenza dei processori, l’evoluzione degli algoritmi e i sensori possono trasformare il nostro pc in un compagno in grado di percepire le intenzioni degli utenti». Cioè? «Gli potremo parlare e lui non solo ascolterà e capirà ma saprà connettere i nostri input a alle informazioni che conoscerà di noi».
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