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La realtà virtuale a servizio della riabilitazione. Sembra fantascienza, ma lo è solo in apparenza. Perché in un futuro non troppo lontano anche una persona con ridotta o nessuna capacità motoria potrebbe bere un bicchiere d’acqua senza dover ringraziare nessuno, se non un robot alter-ego che esegue i comandi del suo cervello, senza neppure il bisogno di un battito di ciglia. È a questo ambizioso progetto che sta lavorando il gruppo diretto dal professor Salvatore Maria Aglioti, presso la Fondazione Santa Lucia di Roma, una di quelle eccellenze italiane all’avanguardia nella ricerca e nella riabilitazione delle persone che hanno subito lesioni spinali. La sperimentazione condotta all’interno del laboratorio di Neuroscienze sociali e cognitive attivato dalla Fondazione Santa Lucia in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma fa parte del progetto europeo Vere (Virtual Embodiment and Robotic Re-Embodiment): attraverso una Camera di realtà virtuale immersiva i ricercatori lavorano affinché individui con deficit legati a lesioni spinali possano gestire un avatar mediante l’attività del proprio cervello.

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