See on Scoop.it – augmented world
Il cappello è quello del “Project Tango”, il cui fine è quello di dotare i device mobili Android, e nella fattispecie gli smartphone, di capacità di comprensione degli spazi e dei movimenti di livello umano. L’ultima idea cui sta lavorando Google in questa direzione, e lo documenta con dovizia di particolari l’edizione online del Wall Street Journal, non è un telefonino bensì un tablet con schermo da 7 pollici, capace di catturare immagini in tre dimensioni di oggetti e ambienti chiusi che gli stanno intorno.
Detto che le possibili applicazioni di questa tecnologia sono sulla carta parecchie, a Mountain View sarebbero di fatto pronti per dare il via (il mese prossimo) a una prima produzione limitata di circa 4mila tavolette in grado di vedere e registrare “cose” in 3D. I prototipi, come scrive il Wsj, sarebbero messi in mano a un selezionato gruppo di sviluppatori per studiare le migliori soluzioni (app e non solo) per rendere questa tecnologia vendibile al grande pubblico. Il battesimo ufficiale del tablet, in ogni caso, potrebbe materializzarsi a fine giugno, in occasione dell’annuale appuntamento con la Google I/O conference
La particolarità del prodotto cui sta pensando BigG risiederebbe sostanzialmente in alcune sue doti teciche, simili a quelle del primo prototipo di smartphone Tango: le due videocamere posteriori, una batteria di sensori di profondità a raggi infrarossi e un avanzato software di gestione delle immagini in 3D. Si diceva delle sue possibili applicazioni: c’è chi dice che potrebbe essere impiegato come supporto digitale per i non vedenti, fornendo loro indicazioni passo-passo per muoversi all’interno di un edificio, piuttosto che mettere la sua intelligenza al servizio dei robot o diventare un complemento perfetto per le interfacce gesture dei videogiochi (in aperta concorrenza con il Kinect di Microsoft).
Alla base di Tango, questa la riflessione che si può fare sin d’ora, in attesa di vedere all’opera il nuovo device, c’è un approccio alla nuova frontiera della realtà virtuale, da parte del colosso californiano, decisamente diversa dagli altri colossi hi-tech. Mentre Sony (con il Project Morpheus), Facebook (con l’acquisizione di Oculus VR) e altri stanno accelerando sul fronte degli strumenti per creare una realtà alternativa in cui l’utente può immergersi, Google punta invece in modo dichiarato a sviluppare dispositivi (vedi i Google Glass) capaci di aumentare la realtà in cui le persone vivono quotidianamente.
Attraverso i dispositivi indossabili come gli occhiali ma anche per mezzo di smartphone e tablet. O, e qui abbracciamo un altro dei filoni che in quel di Mountain View vanno per la maggiore, quello dell’intelligenza artificiale applicata alle auto che si guidano da sole. Macchine che saranno in grado di creare mappe tridimensionali degli spazi in cui il mezzo si muove, sfruttando sensori e software per la gestione delle immagini virtuali.
L’indossabile coreano che fa il verso all’Oculus Rift
Smartwatch e braccialetti sono già a catalogo; gli occhiali in realtà aumentata dovrebbero esserlo entro fine anno. In casa Samsung la questione "wereable" è sicuramente una delle priorità per diversificare ulteriormente i mercati di sbocco e lo confermano anche le ultime indiscrezioni pubblicate dal blog tecnologico Engadget circa un fantomatico caschetto per entrare nel mondo della realtà virtuale.
Il nuovo gadget indossabile del colosso coreano sarebbe, il condizionale è d’obbligo, già in fase di test presso alcuni sviluppatori selezionati e potrebbe debuttare sul mercato prima delle prossime vacanze natalizie. Perfettamente compatibile con i prodotti top di gamma attualmente in commercio, come i Galaxy Note 3 e il Galaxy S5, il visore si presenterebbe come ideale prodotto "companion" degli smartphone in rampa di lancio nei prossimi mesi, vedi per esempio il Note 4 atteso al varo all’Ifa di Berlino.
Le funzionalità del visore, che sfrutterebbe un display Oled per la riproduzione delle immagini processate in realtà virtuale ma non è chiaro se e come saprà tracciare i movimenti della testa, dovrebbero essere controllate dalla piattaforma operativa Tizen, la stessa che Samsung ha deciso di impiegare sulla nuova generazione di orologi e braccialetti Gear. Sulla questione ci sono comunque pareri discordanti.
Si rivolgerà anch’esso agli appassionati di videogame, in diretta concorrenza con l’Oculus Rift e il Morpheus di Sony, apparecchi rispetto ai quali costerebbe meno e arriverebbe prima nei negozi? É molto probabile. Anzi quasi certo. Così come è scontato il fatto che si tratti di un prodotto che richiede una certa potenza hardware per poter offrire la massima esperienza di realtà aumentata.
Non è invece noto se la nuova creatura della galassia "wereable" di Samsung si connetterà allo smartphone o al tablet via cavo o via wireless e come gli attuali giochi sviluppati per dispositivi Android saranno in grado di funzionare con uno schermo per la realtà virtuale. Il chaebol coreano, in ogni caso, appare pronto a giocarsi questa sfida, per quanto l’accoglienza riservata ai suoi primi prodotti indossabili (i Gear di prima generazione) sia stata parecchio freddina.
See on www.ilsole24ore.com