Il punto è che la scuola è esattamente il canale dal quale occorre partire per alfabetizzare, finalmente, i cittadini all’uso delle nuove tecnologie.
Se si frena anche qui, se si torna indietro, se si rallenta il processo di digitalizzazione solo perché qualcuno rischia di rimetterci dei soldi, possiamo dire addio al futuro del Paese.
E’ dalla scuola che ci aspetta da tempo parte la rivoluzione digitale italiana e, ora, immaginare che parte attraverso i cari e vecchi libri di carta è davvero difficile.
Senza contare – ed uno degli ulteriori elementi per il quale la decisione del Ministro Carrozza è pericolosa e sbagliata – che nessuno potrà impedire agli studenti più fortuati di iniziare ad utilizzare tablet e libri digitali già domani mattina con la conseguenza che, in pochi mesi, avremo studenti di serie A, pronti a confrontarsi con le sfide del futuro e studenti di serie B, condannati a continuare a studiare come i loro padri e prima i loro nonni.
La scuola deve essere la sede per eccellenza, almeno, della democrazia culturale e formativa: pari possibilità di accesso al sapere per tutti.
Così, però, non sarà.
I più fortunati, ora, saranno online e pronti a confrontarsi con il futuro nello spazio di qualche mese mentre i meno fortunati dovranno attendere anni.
Al contrario di quello che pensa il Ministro Carrozza il digitale, nella scuole, non può attendere oltre e peccato se per portarcelo sarà necessario produrre effetti collaterali che si ripercuoteranno sulle tasche degli editori di carta.
Uno studente alfabetizzato in più vale ben qualche euro in meno nella tasca di un editore che, peraltro, se si ritrova in questa condizione lo deve, in buona misura, solo ed esclusivamente alla propria miopia ed alla pretesa di continuare a risparmiare sul futuro in danno dei suoi lettori.