Dicono che per dare valore all’IT si debba innanzitutto avere la capacità di contestualizzare l’offerta rispetto all’ambiente in cui si dovrebbero introdurre tecnologie e soluzioni. Guardando al mercato italiano, e riconoscendo che esso è in gran parte costituito da piccole e medie imprese, come si dovrebbe declinare il fenomeno Big Data?
Lasciate da parte il termine Big e ragionate sul termine Data. Scoprirete che quello di cui avere bisogno non è tanto vedere applicata e funzionante una logica Big Data, quanto piuttosto aderire a una logica Small Data. Avere la capacità, perseguibile innanzitutto attraverso un processo di conoscenza e analisi dell’esistente, del proprio ambiente di lavoro, del mercato di riferimento con l’obiettivo di trarre vantaggio dai dati che già oggi sono presenti nel contesto operativo. Avere la consapevolezza del valore dei dati in riferimento all’attività svolta è la prima e più importante azione da compiere. Che siate una piccola azienda o una grande azienda ha scarsa importanza: i dati sono una delle risorse più importanti e al contempo più sottovalutate e sottostimate all’interno di una qualsiasi organizzazione, micro o macro che sia. Per avere una visibilità del contesto in cui operate, avere informazioni, valori che rappresentino nella forma più semplice e semplificata possibile la vostra operatività e ipotesi di sviluppo non occorre ragionare in termini di Big Investement, come la retorica del Big Data potrebbe indurre a pensare. Investimenti in nuove infrastrutture, data base machine dedicate, appliances etc.? Non fate l’errore di sponsorizzare una tecnologia senza avere esattamente il senso di ciò che essa può realmente rappresentare in termini di vantaggi concreti, di razionalizzazione di costi e prospettive di adeguamento futuro.
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